Favignana, il mio luogo dell’anima
I momenti migliori sono quelli di mezzo, il giorno dopo l’arrivo fino al giorno della partenza. Il luogo dell’anima, quello vero, non puoi sceglierlo. E’ lui che sceglie te. Il luogo dell’anima è quel posto dove tutto ti appare naturale, dove ogni gesto, ogni scelta, ogni azione si compie spontaneamente, dove senti di essere esattamente quello che sei, quella persona al di là della carta d’identità. Anche la tua flora batterica risponde meglio. Diventi per incanto un piccolo, infinitesimo componente di un ingranaggio complesso, ma dal funzionamento semplice. Ti ritrovi lì e ti rendi conto di non aver bisogno di passare attraverso alcun filtro, tutto viene come prevede l’ordine naturale delle cose. Passano le ore e ti sembra che sei sempre stato in quel posto, ogni pietra ti è familiare e che quell’angolo non ti nasconda nulla, già sai cosa troverai appena svoltato e se proprio non lo sai, non sarà mai un’amara sorpresa, ma solo qualcosa di stupefacente che ti farà desiderare di non stare in nessun altro posto se non esattamente dove poggiano le piante dei tuoi piedi. Fai un passo dopo l’altro, senza fretta, senza fatica, la strada sotto le suole è benigna, ti invita a proseguire e ti accompagna. Non ne hai percezione, ma quel pezzo di mondo ti sta facendo innamorare, di un amore che mai ti hanno insegnato a cercare, ad accettare, a ricambiare. Non sei quello di prima, non sai quello che stai diventando, non sai della consapevolezza che stai acquisendo.
Per la prima volta in vita mia sentivo dire a qualcuno che l’acqua vive nel sottosuolo; non disse assolutamente che scorreva, no, usò il verbo vivere
In quella cava eravamo circondati dai Cantuni e le energie rifluivano generosamente nel mio corpo, stanco e sfinito dalla vita asfittica della mia città
In fondo alla stradina, sulla destra, un antico mulino, circondato da alberi di carrube
La testa bianca china su un blocco dello stesso colore; è immerso nel suo fare, neppure ha sentito il rumore del motore dell’auto che ho parcheggiato accanto al muretto a secco. Non mi va di chiamarlo e non è un gesto d’altruismo. La ragione è molto più semplice e riguarda solo me: non ho voglia di rompere questa pace, questa perfezione, questo spazio senza rumori se non quelli necessari della campagna. Un ramo fruscia per un colpo di vento più corposo, i grilli cantano i loro struggimenti d’amore, un asino raglia sotto un albero di ulivo. Un passo e sono all’interno del giardino museo. Due teste di cavallo, sinuose, lunghe, sorvegliano il varco. Donne sirene, pesci, figure oniriche mi guardano dai loro basamenti. Ogni figura, scolpita in quella pietra che canta di mare e di fatica, è rivolta verso l’ingresso, come per dare il benvenuto a chi cerca pace. Sono fatti di pietra che canta eppure non emettono un solo gemito, le loro melodie passano attraverso i pensieri, nel silenzio assoluto di un potere telepatico che vale mille concerti.
Il Maestro mi ha notato. Me ne accorgo da un piccolo spostamento della testa verso sinistra, ma ha capito che non sono ancora pronto a parlare, mi lascia stare, mi lascia riempire gli occhi di tutto ciò che riesco a raccogliere nel mio campo visivo. Mi accovaccio per accarezzare le forme plastiche di una foca di roccia stesa sull’erba, seguo con gli occhi il profilo perfetto del ventre di una statua incinta. Tutto è immobile, tutto è inerte ma la forza narrativa è palpabile, è fisica. è reale. Ancora il potere del corallo che mi rigenera. Riprendiamo a parlare e l’uomo dalla testa bianca ricomincia da dove aveva interrotto. Un fiume di parole, mille oggetti da mostrarmi, mille cose da spiegarmi. Il mulino dall’altra parte del campo svela i suoi misteri attraverso la sua voce, ogni albero acquista identità. Il tuo luogo dell’anima ti sceglie e il tempo migliore è quello di mezzo. Il giorno dopo in cui sei arrivato, quando hai certezza che sei di nuovo lì, quando nessun ritardo o imprevisto potrebbero farti cambiare rotta, fino al giorno in cui parti, quando ti accorgi di aver vissuto dove il tuo vero essere desidererebbe stare per sempre.