Io Francesco Tu Bob
Doveva essere un concerto mancato, e invece, per una serie di congiunzioni astrali positive, c’ero. Troppo tardi per farmi accreditare, mi sono accontentata degli ultimi posti disponibili in platea. Non il massimo a dire il vero, ma che importa. C’ero.
C’ero perchè è bello andare ad un concerto così, come i ragazzini. Superare le transenne e farsi controllare dalla security, cercare di trarre il meglio da un paio di biglietti da sfigati, buttarsi l’acqua in testa per il gran caldo, sporgersi un po’ per vedere meglio, guardare i vip svogliati che pensano solo a farsi notare, che arrivano tardi e vanno via presto, dimostrando scarso interesse per la musica di due non più giovani musicisti, Bob Dylan e Francesco de Gregori, ciascuno a modo suo figure storiche del panorama musicale internazionale e nostro, italiano. I due hanno aperto ieri sera il Lucca Summer Festival, kermesse italiana assurta alle prime posizioni grazie ai nomi di sicuro richiamo che ne riempiono il denso cartellone.
I commenti sono svariati, e non tutti positivi: Ma sono due vecchietti… hanno già mostrato la fibra e ora non hanno più niente da dare… sono personalità contraddittorie… i giovani non se li filano più! E chi l’ha detto?
Se uno crede che a Lucca ieri sera fosse convenuta una stragrande maggioranza di cinquantenni radical-chic nostalgici, si sbaglia. I giovani c’erano, eccome. Diplomandi con la preoccupazione degli orali, liceali a godersi i primi vagiti dell’estate musicale, universitari affamati di sound vero e di figure cult.
Coi posti sfigati intanto ti immergi nella gioventù, e ti accorgi che la tribuna d’onore retrostante è semivuota. Giovani, anche molti che passano per andarsi a sedere nelle prime file, alcuni in compagnia di genitori con i quali condividere un’esperienza musicale che avvicina.
lo sappiamo tutti e aspettiamo lui per dirlo insieme… no, non c’è più niente da capire, niente d’altro mentre lui canta, niente di più
Che Francesco arriva che è ancora giorno, e non ci lesina i pezzi più popolari, restando incollato alla sua chitarra acustica davanti a un pubblico abbastanza stonato che lo segue in coro, e scandisce quelle frasi dai suoi testi impresse nella memoria collettiva di un’epoca.
Che De Gregori è… un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia…
o… l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura… l’Italia che non ha paura…
o anche Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel, come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se per caso avevo ancora quella foto…
Che la Donna Cannone, quell’enorme mistero volò, tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò.
E che no, lo sappiamo tutti e aspettiamo lui per dirlo insieme… no, non c’è più niente da capire, niente d’altro mentre lui canta, niente di più.
E dovrei dirvi che si congeda con poche parole, dicendoci che ci lascia in buona compagnia.
E poi dovrei dirvi che Bob Dylan suona con le luci soffuse come fosse sul palco di qualche locale underground, e tutti i giochi di laser e fari puntati rimangono spenti, che le telecamere sono fisse per non fargli il primo piano.
Che ha sempre una bella voce roca e possente ricca di screziature, che si alterna tra chitarra piano e armonica, che ha fiato ancora pieno e modula gli accordi un po’ zingari dello strumento con maestria.
attacca solo il riff rivisitato di Blowing in the wind in chiusura, e altrimenti si presta a molte riedizioni e pure esecuzioni di pezzi non suoi, tra cui un Sinatra acustico e un pò nostalgico e Autumn Leaves.
Che non ci compiace coi suoi pezzoni storici, attacca solo il riff rivisitato di Blowing in the wind in chiusura, e altrimenti si presta a molte riedizioni e pure esecuzioni di pezzi non suoi, tra cui un Sinatra acustico e un po’ nostalgico e Autumn Leaves.
Che tra i primi pezzi un bellissimo Pay in Blood, ma anche High Water, Up in the Blue, She Belongs to me e qualche medley di pezzi che si riversano l’uno nell’altro, avvolgendoci.
Che accenna persino due passi di danza sull’ultimo pezzo, il grande Bob.
Beh, sono certa che musicisti ben più musicisti di me oggi si prodigheranno per informarvi in modo assai qualificato. Per quanto mi riguarda, io vi rivelo solo un mio pensiero fisso della serata. Ma Francesco e Bob, come si sono salutati? Hanno parlato tra loro, o si sono dati solo un cenno? L’uno ha fatto tributo all’altro, la star mondiale, lasciandogli il passo e dicendo solo: Io Francesco, tu Bob!?
Il nostro cantautore ha accettato con gradevole umiltà di aprire la serata del vecchio bluesman. Risultato: un’accoppiata niente male, per un bel concerto.