Le cinque cose che invidierai ai bambini
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Avendo due figli piccoli spesso li guardo divertita. Mi stupisco di alcune cose, di alcuni loro atteggiamenti. Li spio mentre giocano, sorrido, mi meravigliano. Ci sono cose che invidio anche. Non invidia rognosa, ma invidia della volpe quando non arriva all’uva, per dire. Ci sono cinque cose che i bambini riescono a fare e sicuramente tu, come me, no.
Uno: mettersi in bocca l’alluce del piede. E’ da venti giorni che convivo con un perenne torcicollo. Ho un cordone che da dietro la nuca scende sulla spalla, tenendomi rigida come un chiodo. Mi massaggio, ruoto la testa, faccio scrocchiare le spalle, guardo su e in giù, ma niente. Il dolore non va via. Non sono bastate sei punture di miscela miracolosa fatta da Voltaren e Muscoril. Lui, il cordone, è sempre lì. La mia vicina ha una bimba di dieci mesi: bella come il sole, allegra e simpatica. Giocava sul divano con dei pupazzi quando ad un certo punto, con fare disinvolto si è portata l’alluce alla bocca. L’ho guardata male. Sembro sdraiata sul letto una tartaruga a pancia in su e lei mi sfida così. Invidia per chi ci riesce.
Due: momento di comunione e liberazione, è la seduta sul wc. Più si è meglio si sta. Mia figlia pretende di avere letto mille storie per una cacchina piccina piccina di due secondi mentre il grande porta tutti i peluche di Super Mario e inventa qualcosa di simile all’Iliade. Tutto rigorosamente con la porta aperta. Se invece sulla tazza ci sei tu, mamma, allora sì che è il momento migliore per discutere di tutte le cose più importanti presenti su questo e su quell’altro pianeta. Invidia per chi in bagno ci sta da solo.
Tre: un bambino non puzza. Almeno fino ad una certa età, non producendo ormoni, non emette olezzi e tanfi, tipici dell’età adulta. Io sono una avversa all’acqua, ma troppo delicata di naso e quindi molto attenta all’igiene personale mia ed altrui. Beh, se i bimbi non vengono lavati nessuno se ne accorge. Se un uomo non si lava se ne accorgono proprio tutti. Invidia, soprattutto quando è inverno e togliere il pigiama è una delle sette fatiche di Ercole.
Quattro: l’altra sera al ristorante mia figlia ha conosciuto una bimba seduta al tavolo di fianco al nostro. Dopo due minuti si sono sedute su un muretto e sono rimaste lì a parlare almeno un paio di ore. Di cosa non mi è dato sapere, ma sembrava, guardandole, non si vedessero da una vita, ma si conoscessero da sempre. Invidia per chi come loro, in due minuti, riesce a socializzare, raccontarsi la vita e ridere di gusto ad una battuta senza bisogno prima di chiedere l’amicizia su facebook.
Cinque: non c’è soddisfazione più grande, per una mamma che come me ama cucinare, nel vedere i propri figli leccare il piatto. Non si fa. Sia chiaro. Glielo dico sempre, assumendo tra l’altro il tono di una mamma severa. Non si fa. “I cani leccano le ciotole, non i bambini!”. Però sotto sotto ci godo. Significa che sono stata proprio brava. Invidia per chi come loro, si gode la vita, leccandola fino in fondo ogni tanto. Ogni tanto si può.
L’ultima volta che hanno leccato il piatto dicendomi che sono troppo una brava mamma cuoca è stato con il riso al pomodoro. Qui la ricetta:
Per fare riso al pomodoro vi occorrerà:
(per 4 persone)
Una passata di pomodoro, cipolla, basilico, sale olio, 500 g di riso ribe, 3 sottilette.
Per prima cosa facciamo un sughetto veloce e leggero, facendo soffriggere un po’ di olio extravergine di oliva con due coste di cipolla, poi versiamo la passata (se fatta in casa è meglio) e saliamo con due pizzichi di sale.
Copriamo con un coperchio e aspettiamo che cuocia.
Da parte cuociamo il riso in abbondante acqua di cottura salata. Quando mancano un paio di minuti scoliamo e trasferiamo nella padella dove c’è il sugo, aggiungendo un mestolo d’acqua di cottura. Giriamo spesso e portiamo a cottura. Spegniamo il fuoco e aggiungiamo le sottilette (sarà un trucco scemo ma danno molto sapore e cremosità) e le foglie di basilico.
Un goduria… non ne resta mai nemmeno un chicco. Buona leccata di piatto a tutti!