La ginnasta
Sono una ginnasta e stasera ho il saggio di fine anno. Lo sto ripetendo da giorni, sono una che salta, che fa cose in barba alle leggi della fisica. Sono una ginnasta, esplodo sul campo di gara. L’ansia mi sta divorando i pensieri, eppure sento che sto sorridendo per quanto eviti gli specchi. Non mi guardo, non voglio. Sento il bisogno solo di percepirmi dal di dentro. Il mio sguardo interiore percorre ogni fibra muscolare, le vedo tutte, rosse, sanguigne, acquattate, pronte all’azione. Vedo i tendini, forti come acciaio. Stasera le caviglie dovranno slanciarmi in alto, voglio volare, raggiungere il cielo, ristorarmi di aria fresca, voglio volare per spegnere l’incendio che avrò in corpo. Collo teso, mento alto, braccia eleganti, nessun affondo inutile sulle ginocchia. Avrò un corpo compatto, aderente a sé stesso, lo controllerò in ogni movimento, darò l’impressione di saltare su un pavimento di gomma. Sarò elastica, e ti sbalordirò perché non capirai come riesco a saltare stando ferma, solo sollevando un piede.
Sono affetta da passione, una patologia latente ma che sta tutta lì. Posso controllarla, farla emergere a comando, ammalarmi quando inizio gli allenamenti e guarire dopo la doccia. Effetto collaterale del mio morbo: la disciplina
Esibirsi in pubblico ha un sapore particolare. Acido prima di iniziare, appagante durante l’esecuzione, dolcissimo alla conclusione, quando la nota di chiusura si spegne sul mio ultimo movimento, quando alzo la testa e guardo gli spettatori: eccomi, vorrei dirgli, vi ho lasciato senza fiato. Non riesco mai a sentire gli applausi. L’acustica dei palazzetti li trasforma sempre in un unico boato, un fracasso che copre ogni cosa, ma per me è musica, la più bella melodia che il genio umano abbia mai potuto comporre. Rimango ferma, nella mia figura di chiusura perché tutti possano ritornare con la mente a ciò che ho appena eseguito. Il mio corpo narra una storia lunga solo qualche minuto, ma dice mille cose, e mi piace pensare che tutti possano ricordarne a memoria ogni singola parola.
Ho i capelli su, gli occhi affilati, tritolo nei muscoli. Ora so con certezza che raggiungerò l’angolo opposto con una perfetta serie di ribaltate mentre la musica suonerà a festa