The sound of silence
http://https://www.youtube.com/watch?v=lWFUcVgJOM4
The sound of silence. L’avrete senza dubbio sentita, anche se magari non avete visto Il Laureato (1967, Mike Nichols).
Il silenzio, che rumore ha? Un rumore che si immagina, si costruisce, si sente. Le parole sono importanti, diceva Michele Apicella in Palombella rossa (film diretto e interpretato da Nanni Moretti nel 1989). Proprio lui, funzionario di un PCI che si era appena giocato l’Italia e gli italiani, calpestato dal rampantismo galoppante degli anni Ottanta. Lo diceva nel corso di un’intervista con una valletta-reporter che tentava di puntualizzare, generalizzando. Lo diceva sputando rabbia verso gli stereotipi e luoghi comuni, ormai privi di un senso reale.
http://https://www.youtube.com/watch?v=qtP3FWRo6Ow
ci sono cose troppo belle o troppo brutte per essere date in pasto al resto dell’umanità
Il silenzio di degli sconosciuti in ascensore, un silenzio che sa di individualismo, ma anche di sobrietà e discrezione. E l’attesa che si apra quella porta per dire Arrivederci.
Il silenzio di due paia di occhi che si guardano e sorridono. O s’interrogano. E dicono: Che hai? Mi spiace. Ti amo.
Il silenzio come diritto di omissione, perché ci sono cose troppo belle o troppo brutte per essere date in pasto al resto dell’umanità. Ci sono fatti, ricordi, sentimenti, che se trasformati in parole perdono la magia che fa scalpitare dentro. Oppure s’ingigantiscono, diventano tragedie reali.
Poi ci sono le parole. Quelle importanti, che a volte sfuggono dalle labbra e vorrebbero tornare indietro ma ormai è troppo tardi. E quelle della giornalista di Palombella rossa: parole che non riempiono il silenzio, lo intasano.
In ogni caso, io resto una gran chiacchierona. Perché sapete, certe volte un commento sul tempo o qualche divagazione sul più, sul meno, sul per e sul diviso possono salvare una giornata, possono distrarre una persona dal buio interiore, che urla in silenzio.