Il calcio spiegato agli stilisti
Un tripudio di cosce pelose! Ben 44 e tutte dure come taffetà inamidato.
Ragazze, il calcio è una sfilata, il pallone solo un pretesto. E le maison attraggono pullman di ammiratori che non mancano una presentazione pur di aggiornarsi sulle nuove tendenze del pret-a-porter.
Ogni gruppo ha una maison del cuore, l’affetto per le griffe è tale che a volte le sfilate prendono una brutta piega: i clienti più esigenti ed esuberanti pur di supportare i loro stilisti iniziano a graffiarsi, giungono addirittura a spezzarsi il french alle unghie o a staccare i bottoni dei completini. Odiosi, succede sempre più spesso… se continuano, le collezioni autunno/inverno saremo costretti a vederle solo abbonandosi a Sky.
E comunque quest’anno le collezioni non hanno proposto niente di nuovo, tra la delusione generale: i soliti abbinamentucci scontati: bianco/nero, rosso/giallo, bianco/viola, tinta unita o righe, perlopiù verticali. E che dire delle forme, peggiorate. Prima i modelli sfilavano con deliziosi calzoncini corti effetto vedo non vedo sulla consistenza del pacco, oggi si è passati ad un coatto boxer mezza gamba che nulla concede alla forma del gluteo. E basta con i tacchetti, è da anni che si portano.
il calcio è una sfilata, il pallone solo un pretesto.
Bisogna innovare, il calciatore di oggi vuol sentirsi più a suo agio nel suo ruolo, è contemporaneo e metropolitano, sa quello che vuole ma non rinuncia alla sua sensualità – anche quando i tessuti diventano velati e i motivi floreali o etnici. E poi una borsetta, mai un giocatore in campo con una tracollina, una sacca, una baguette, una speedy – gli accessori sono il segreto dell’eleganza.
E perle, tante e ovunque, dal filo esistenzialista che fa così Juliette Greco al trionfo di applicazioni e ricami.
Ma soprattutto basta con il total black dell’arbitro – un corvo! -, per lui meglio sarebbe Desigual, che più si adatta alla sua indole.