Meglio un uovo oggi che una gallina domani
Oggi l’uovo, o domani la gallina? I nostri nonni raccomandano di scegliere il primo: sarà che han fatto la guerra, saranno state le privazioni, ma il poco, maledetto e subito ha sempre un grande fascino presso di loro. Eppure, ci sarebbe da riflettere.
Intanto, intorno al fatto che in fondo non si tratta che di scuole di pensiero. In netta antitesi si pone per esempio l’altrettanto antico adagio popolare che vuole che non rosichi chi non risica. E va da sé che il risicamento implica una scommessa sul futuro, ché rosicando subito, in definitiva, si rosica ben poco. I fautori del buon rosicare, quindi, non avrebbero alcun dubbio, e non esiterebbero un attimo nello scegliere la gallina domani, specie se il volatile non è di prima piuma: un giorno peraltro passa in fretta, e vuoi mettere il buon brodo che fa una gallina vecchia?
Il fatto è che tanto più il futuro è incerto, tanto più si tenderà a scommetterci ben poco sopra, col risultato di fare delle uova la dieta principale. In tempi di crisi, averne uno strapazzato oppure à la coque è pur sempre roba da far cantar vittoria al gallo, e da attrarre l’invidia altrui.
Senza contare che ormai persino la scienza ha dimostrato che il nostro cervello impazzisce come la maionese alla promessa di un vantaggio immediato, e non importa cosa avverrà in seguito: siamo come programmati per sopravvalutare i benefici a breve termine.
Eppure, il progresso di un popolo non può passare per le uova quotidiane, ed una visione di più ampio respiro, che includa la possibilità di mangiare domani pollo, e di mettere ad allevamento quelli che avanzano e restano vivi per assicurarsi in futuro uova e galline in buona quantità, è senz’altro auspicabile e necessaria, evitando soltanto di passare dalle forche caudine dell’ottimismo ad ogni costo cui ci hanno prepotentemente abituato nell’ultimo ventennio.
Guardiamo i giovani, oggi. A quanti l’uovo, a quanti la gallina? Quanti scommettono ancora sul futuro? Quanti mettono in conto un sacrificio oggi pur di gustare buoni polli domani? Meno che nel resto d’Europa e, nell’attuale congiuntura, persino meno del solito: soltanto il 22% dei giovani italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato, contro una media europea del 37% e un obiettivo comunitario al 2020 che vorrà (vorrebbe?) vederne il 40% col pezzo di carta appeso a parete.
Non che abbiano tutti i torti, giacché i conti non tornano, se si considera che un terzo dei dirigenti italiani ha appena un diploma di scuola superiore, e un quinto di questi neanche quello. Che a ben pensarci, la proposta dell’uovo subito, se poi va a finire che domani la gallina potrebbe pure morire, non è poi tanto malvagia.
Eppure, il progresso di un popolo non può passare per le uova quotidiane
Ma si sa, è facile parlare con la barca all’asciutto, e inoltre il ricco non potrà mai capire il povero: a voi lettori, quindi, l’ardua sentenza, che lasciarla ai posteri significherebbe già preferire la gallina.