La mia farfalla macaone
Di solito sbraito contro la natura che mi invade casa, ma questa volta devo dire che la natura mi ha fatto proprio un bel regalo, mi ha dato la possibilità di “vedere” una farfalla macaone. È successo tutto per caso. Avevo portato a casa dei finocchi del mio orticello quando mia madre nota tra le foglie un brucone verde con delle screziature gialle e nere. “Che palle” penso “uffa tutti io..!” Ma quando vado a vedere il bruco, lui mi guarda con quella sua faccia (per la verità non troppo diversa dal retro) cicciotta cicciotta. È un bruco bello grosso, sarà di almeno sei, sette centimetri e ha un aspetto che non è sgradevole, al contrario. In realtà mi pare di averlo già visto da qualche parte, così faccio le mie ricerche e trovo che si tratta di un bruco di farfalla macaone. Che bella! Guardo le immagini sul web e trovo che sia davvero stupenda. Ha grandi ali gialle con disegni articolati che sembrano vetrate in stile liberty. Ma non è tutto. Trovo anche che si tratta di una farfalla che sta scomparendo dal nostro paese, stanno morendo troppi bruchi e la poveretta non riesce più a riprodursi e completare il ciclo vitale. E così è deciso, alleverò questo bruco!
Chi mi consce bene, e soprattutto conosce la mia fobia verso gli insetti pensa, giustamente, che mi sia rimbecillita. Invece no, ho semplicemente provato un senso di protezione nei confronti di quella creatura. Stento a riconoscermi anche io in effetti. Mi trovo a osservare con tenerezza quella placenta così simile, e al contempo così diversa dalla mia.
Il bruco non è morto e non è secco, si è semplicemente trasformato in crisalide! Non ne avevo mai visto da vicino una così e penso sia un’occasione imperdibile per farla vedere anche a mio figlio. Ancora è piccolo, ma ha già capito che quell’involucro grigiolino contiene una vita. Una vita. Io ho contribuito a salvare quella vita e ne vado davvero orgogliosa. Io che di solito quelle piccole vite le pestavo coi piedi. No, non le farfalle ma bruchi e quant’altro beh, non mi hanno mai suscitato eccessiva simpatia, fobica come sono. Ma questa volta è stato diverso. Mi trovo a osservare con tenerezza quella placenta così simile, e al contempo così diversa dalla mia. Un bruco deve fare tutto da solo, deve salvaguardare la sua sopravvivenza, deve trovare un buon posto dove impuparsi, deve sperare che nessuno lo mangi mentre è nella sua crisalide. Indifeso mi pare riduttivo. Lui è li dentro. Piccolo, liquido solido, come sarà? Non lo so, non ho mai voluto sapere nulla sugli insetti, ma mi piace pensare che ci sia un cosino li dentro come c’era nella mia pancia. Ancora mi ricordo quando si muoveva dentro il mio utero e sentivo le sue gambine che mi ricordavano il fremito delle ali di una farfalla. Ecco, ho trovato il nesso logico dei miei voli pindarici.
La crisalide rimane chiusa per molti giorni. Ormai inizio a credere che non si schiuderà mai. Non vedrò mai la bellissima farfalla macaone. Ho sbagliato qualcosa e la poverina è morta. Non mi arrendo però. Non la voglio buttare anche se mia madre continua a dirmi che secondo lei è morta. Io aspetto e confido in quella natura a cui ho sbattuto la porta in faccia dalla mia adolescenza, momento in cui mi sono resa conto di avere ribrezzo per gli insetti. Tutti. Anche le farfalle.
Un paio di gironi fa squilla il mio telefono. Un pomeriggio noioso e caldo di quelli che “andare al mare mi fa fatica”, “stare a letto mi deprime”, insomma, uno di quei giorni sospesi che dopo una settimana non ti ricordi più nemmeno di averlo vissuto, mi squilla il cellulare. Rispondo. Mamma. “La farfalla è nata!”. E no cavolo! Non è giusto, non può essere nata proprio quando io non ci sono. Ecco che la natura si fa beffa di me e mi restituisce la pariglia. Forse me lo merito, infondo. Però no, mia madre non ci ha creduto nemmeno per un attimo che sarebbe nata e poi è lei che la vede in tutta la sua bellezza? Ben mi sta. La farfalla è nata senza di me. Ha spiegato le ali gialle, ha atteso che asciugassero ed è volata via una domenica mattina, proprio mezz’ora prima che arrivassi a casa dei miei e potessi vederla. La natura però è tanto buona, deve avermi presa in simpatia, e mi ha concesso di vedere l’accoppiamento di due mosche sul filo della biancheria. Grazie Madre Natura.