Punti di vista sull’odore della zuppa
C’è una branca dell’antropologia che ho scoperto fra una zuppa e l’altra ed è quella che studia il rapporto delle civiltà con i sensi, addentrandosi fino ad esplorare nello specifico il senso dell’odorato.
Ecco, prima di raccontare qualche aneddoto interessante di cui ho letto, è bene rivelare che non tutte le culture riconoscono l’esistenza dei cinque sensi. Gli Hausa della Nigeria, ad esempio, riconoscono solo due sensi: la vista e un secondo senso che include tutti gli altri, compreso il “conoscere”.
Proseguo con una citazione questa volta saggistica:
“Tale distinzione si riflette a livello lessicale, dove i processi percettivi vengono designati attraverso due soli verbi: gani, che significa soltanto “vedere” ed è privo delle accezioni cognitive di cui è carico in altre lingue (nel senso di “capire” o “sapere”, come nell’inglese to see), e ji, una parola che ingloba tutti i sensi (vista compresa) e viene usata anche con il significato di “provare emozioni” e di “conoscere”.
Esistono anche culture in cui la vista, oltre a non aver alcun primato nella rappresentazione del mondo, è considerata addirittura in senso antisociale, collegato alla stregoneria.”
Rosalia Cavalieri – Il naso intelligente. Cosa ci dicono gli odori
Posto ciò, è interessare vedere quanto anche il nostro naso sia culturalmente influenzato.
Nel giudicare un odore buono o cattivo, ad esempio. Il Roquefort che può indicare prelibatezza ai francesi farà senso ad altri, così come odore di cipolla cruda o fritta, che per i Dogon è positivo – e di cui si cospargono il corpo per scopi estetici – farà scappare a gambe levate un occidentale.
Ci sono poi società in cui l’allevamento è ritenuto superiore alla pesca, ragion per cui si ritiene socialmente che i pescatori puzzino mentre l’odore del bestiame è considerato buono perché simbolo di fertilità. Pensiamo infine alle donne masai si cospargono i capelli con escrementi animali.
Tutto è filtrato da ambiente socioculturale.
C’è un’unica eccezione: quasi ovunque si riscontra avversità nei confronti di odori collegabili alla morte. E ci sono poi popoli lugubri che legano in maniera radicale l’odorato alla fine della vita: presso gli Ajie della Nuova Caledonia, la parola odore, “bo”, è inscindibile da “odore di morte” e se si vuole definire un odore di altro tipo si devono usare altre specificazioni.
Ma la morte è solo l’ultimo dei passaggi a cui è legato l’odorato. Si ritiene infatti che al naso si faccia ricorso proprio nei momenti di snodo della vita, nel corso di quelli che antropologicamente sono definiti riti di passaggio. Nella cultura islamica la madre si occupa dell’ educazione olfattiva del bambino fino a che cresce, poi ci sono i profumi legati ai matrimoni, alle nascite, l’incenso nelle celebrazioni religiose e i balsami che profumano le salme in seguito alla morte.
Detto ciò, mi sono chiesta cosa penserebbero nel resto del mondo dell’odore prelibato della mia
Crema fredda di piselli patate e zucchine alla menta con merluzzo al curry
Ingredienti:
- Piselli
- patate
- zucchine (le tre in uguali proporzioni)
- cipolla, aglio, pepe
- olio
- menta fresca
- pane per crostini
- merluzzo
- farina
- curry
La ricetta è semplicissima: soffriggete la cipolla, aggiungete dell’acqua o brodo e fate lessare le verdure, frullate il tutto, aggiungete della menta tritata. Preparate i crostini tostando il pane e volendo grattuggiandoci dell’aglio, passateci un filo d’olio: sia sui crostini che sulla zuppa. Ed ecco l’entrée. Buona sia calda che fredda. A seguire, con una parte di zucchine patate e piselli, saltate in padella oliata il merluzzo infarinato e spolverate il curry in chiusura. Ecco il vostro piatto principale. Ma vi renderete subito conto che vale la pena unirli, gustarli insieme: la menta, il curry, il merluzzo, i piselli, le patate, in un tripudio dal verde vivace.
E mentre cucino penso: altrove sarebbero fuggiti a gambe levate di fronte al buon odore del mio pescetto al curry?