Il mare! Il mare! Quanti ricordi!!!!
Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole. (G. Verga)
Il mare di Sicilia e Giuseppe Verdi. Il mare azzurro della Magna Grecia, la flora sottomarina che trasforma in cobalto l’acqua limpida del mare. Il mare Ionio culla di storia, mito, racconti.
Catania, anzi Acitrezza, guardiamo il mare e i faraglioni: quegli scogli neri lavici piantati nell’azzurro del mare che brillano sotto i raggi del sole. Catania, anzi Acitrezza, guardiamo il mare e i faraglioni: quegli scogli neri lavici piantati nell’azzurro del mare che brillano sotto i raggi del sole
Quei faraglioni piantati nel mare come testimonianza dell’esistenza storica di un mito e luogo dove “il ciclo dei vinti” verista trovano dimora.
Quanta storia in quel mare!
Il mare tanto diverso e tanto uguale: avvolge i nostri pensieri tumultuosi, pacati, colora le nostre emozioni. L’arancio dell’alba, il rosso del tramonto, l’argento della notte.
È notte, risuona il suo nome: “Simone Boccanegra, il corsar!”.
Così comincia uno dei capolavori verdiani, quello che più di tutti fu rimaneggiato nel libretto e che attese vent’anni prima di essere messo in scena.
In quell’atmosfera lunare il dramma di un padre per la morte della figlia e in questa notte di lutto a Genova, città di mare, ignaro giunge Simone per riabbracciare la sua amata.
Il primo grande duetto tra basso e baritono, nel prologo, al quale si aggiungerà quello del terzo atto con la figlia ritrovata e quello finale, con un Boccanegra vecchio e morente, il meraviglioso “Gran Dio li benedici”che termina proprio all’ultima nota dell’opera, dove il sincopato del soprano descrive il dolore e l’angoscia, sono le pagine più rappresentative.
Queste brevi righe per raccontare l’intreccio e per accompagnare per mano il lettore alla scoperta di una delle opere di Giuseppe Verdi che amo di più.
In questo capolavoro verdiano è descritto l’amore del padre, il potere, il tradimento, l’odio e il perdono… e il rumore del mare fa da sottofondo a tutto questo; un mare benigno che elargisce pace e nel contempo segna una barriera con il passato.
il mare! il mare! quale a rimirarlo di glorie e di sublimi rapimenti mi si affaccia ricordi!!!!
Quella stessa distesa d’acqua che Giovanni Verga descrive in un modo crudo, nel modo percepito dai pescatori: benigno perché procacciatore di sussistenza e maligno perché inghiotte tutto.
Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni, perché il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.(Giovanni Verga).
La sera ci sarà la prima di Simon Boccanegra e noi, insieme al cantante protagonista, siamo di fronte a quel mare.
Posteggiamo la macchina, passeggiamo sul lungomare, in silenzio, rapiti e assorti da tanta bellezza.
La Sicilia in primavera si trasforma in un assortimento di colori e di profumi vivaci, intensi, inebrianti. La sera ci sarà la prima di Simon Boccanegra e noi, insieme al cantante protagonista, siamo di fronte a quel mare.
Il cantore già sente dentro di sé le note di introduzione e il suo sguardo si perde verso l’orizzonte .
Lo guardo, conosco i suoi silenzi, so che sta fotografando nella sua mente quello spettacolo, riempie le sue narici dell’odore delle alghe marine… Stasera trasferirà al pubblico con la sua voce, con il suo gesto, tutte queste sensazioni.
Ancora una volta natura e musica si fondono per creare un’armonia di suoni e colori.