Una pizza per respirare
Pronto? Ci sei? Stasera pizza al Borgo Orefici, ci raggiungi? Ok, stacco dieci minuti prima così non avrete bisogno di farcirvi di fritturine “scusate ma attendiamo l’ultimo della tavolata“.
Non amo molto il periodo Natalizio, mi sa di sospeso, mi sembra di vivere in apnea, uno dei miei peggiori incubi, l’apnea intendo. Qualche volta mi è capitato di pensarci. Come si può smettere di respirare, come si fa? Cosa si soffre se muori per annegamento? Questa improvvisata della pizza tra Natale e Capodanno mi sembra proprio una boccata d’aria. Sto completamente annegando in queste feste! Qualcosa che non abbia il sentore di parenti, partite a carte, dolcetti zuccherosi, corsa ai regali per il nipotame, sa tanto di aria fresca dopo essere stati oltre il necessario sott’acqua. Freddo fa freddo, cosa mi metto? Giubbotto multistrato, sciarpa e cappelletto di lana. E si quello ci vuole. Già so che fumerò mentre guido, quindi giù il finestrino per forza. La mia cervicale non me lo perdonerebbe!! Ok, sono pronto, vado.
Cambio in modalità sequenziale, si può fare. Semafori tutti verdi, li vedo sul vialone. Manna dal cielo. La mia caviglia forma un angolo costante sul pedale dell’acceleratore.
“Lately, I’ve been, I’ve been losing sleep
Dreaming about the things that we could be
But baby, I’ve been, I’ve been praying hard,
Said, no more counting dollars
We’ll be counting stars, yeah we’ll be counting stars
Sono davvero solo, tre corsie tutte per me. La luce arancione dei lampioni, la musica in crescendo dei One Republic mi fanno sentire come in un libro di Gibson, in totale delirio onirico cyberpunk! Ma che bella serata, inaspettata. Sono l’uomo-macchina. Ecco il casello, rallento, la mia collega Telepass è anzianotta. Ha bisogno che vada piano per spillarmi i 95 centesimi di pedaggio. Via, riprendo. Piazzale Tecchio semivuoto. Cambio in modalità sequenziale, si può fare. Semafori tutti verdi, li vedo sul vialone. Manna dal cielo. La mia caviglia forma un angolo costante sul pedale dell’acceleratore.
Bang prima, bang seconda, bang terza, bang quarta, bang quinta, bang sesta. Le sparo tutte, una dopo l’altra. Che meraviglia questo motore; nessuna sbavatura, nessuna svirgolata. Silenzioso, sento solo il rumore di rotolamento della generosa gommatura.
Che sound! Galleria, di nuovo luce arancione, ancora solo. Piazza Sannazzaro, semaforo verde, scalo di marcia, curva a destra, subito a sinistra, sono sulla Caracciolo. Sparo due rapporti in su. Gimkana alla rotonda e su per Viale Dhorn. Ancora verde. Ancora lungomare. Svolta a sinistra, Piazza Vittoria, poi subito a destra. Imbocco l’omonima galleria. Scalo marcia, devo superare una paciosa monovolume. Scompare nel mio specchietto retrovisore come un inutile dettaglio. Di nuovo mare. Sua Maestà il Maschio Angioino mi rimprovera alla mia sinistra. Dribblo le cervellotiche deviazioni dovute ai lavori della metro e sono a Via Marina. Imbocco la stradina del ristorante cinese e raggiungo Corso Umberto. Rallento, arpiono con lo sguardo uno spazio proprio a forma della mia auto. Servosterzo supremo, in un mezzo minuto sono allineato al marciapiedi. Sono stato bene, mi sono divertito. Vedo il pacchetto di sigarette nel vano portaoggetti. É rimasto chiuso. Mi fa piacere.
Pronto, siete già dentro? Si, stavamo ordinando qualcosa per ingannare l’attesa. Tranquilli, lasciate stare le fritturine, un momento e sono li. Per me una pizza capricciosa, grazie!