Bono, gli aquiloni e una dedica speciale
Oggi vi parlo degli U2, storica rock band irlandese da milioni di copie vendute che ha avuto un certo ruolo e una forte presenza nella mia pre-adolescenza. Cominciai ad ascoltarli ai tempi di All That You Can’t Leave Behind, un album con tracce storiche come Elevation, Walk On, Beautiful Day. L’ho consumato quel disco a forza di ascoltarlo, mi piaceva davvero tantissimo, inoltre all’epoca ero alle mie prime scelte musicali, ovvero stavo conoscendo e capendo i miei gusti. Mi fissai talmente tanto con loro che una volta, al primo liceo, la professoressa di italiano diede come traccia del compito in classe di scrivere una lettera ad un qualunque personaggio e io la scrissi a Bono Vox. Ma non è tutto, siccome un mio amico e compagno di classe aveva una fissazione analoga per Will Smith per noi quel compito assunse un valore particolare: il voto avrebbe stabilito quale dei due idoli fosse più tosto.
Nonostante l’enfasi e tutto l’impegno possibile, e forse proprio a causa della competizione che ci accecava, nessuno dei due compiti raggiunse la sufficienza. Incassammo il brutto voto e la piantammo con questa storia una volta per tutte (ma la prof dopo mi chiese se potevo passarle delle loro canzoni. Uno a zero Vincè, uno a zero.). In quello stesso periodo la Rai trasmise il loro “Go Home”, Live from Slane Castle . Inutile dire che appena lo venni a sapere ero già lì pronto davanti al videoregistratore armato di cassetta vergine e col dito pronto a schiacciare rec con la stessa tempestività e determinazione di quando hai finalmente avvistato la zanzara che da giorni ti rovina le notti col suo insopportabile ronzio e prendi una ciabatta che nel momento in cui la lancerai, e sicuro come la morte che lo farai, sfiorerà la velocità della luce beccandola con una precisione da fare invidia al chirurgo più zelante.
Vent’anni prima, come band di apertura dei Thin Lizzy, avevano già suonato lì ma stavolta il palco era tutto per loro, Ma dopo la morte del padre Bono aggiunse qualcosa sul significato di questa canzone
E Bono sale sul palco, da un urlo pazzesco e parte Elevation. Il pubblico è in delirio, rivedendo il live si può ancora percepire l’energia di quel momento. La scaletta va avanti, pezzi nuovi e vecchi successi come di consueto, fino ad arrivare a lei: Kite. In italiano sta per “aquilone”, Bono la scrisse in un periodo in cui era fermo musicalmente e si dedicava a cercare di essere un buon padre; un giorno si recò con i figli a Killiney Hill, a Dublino, per far volare un aquilone, ma questo si schiantò immediatamente al suolo distruggendosi. I figli allora dissero “Dai andiamo papà, andiamo a giocare ai videogiochi”. Da questo episodio e dal sentimento di tristezza che portò in lui nacque questo bellissimo pezzo. Ma dopo la morte del padre Bono aggiunse qualcosa sul significato di questa canzone: “è strano, l’avevo scritta pensando ai miei figli, invece ora mi sembra come se fosse stato mio padre a scriverla per me”.
La dedica non poteva che essere per lui, mentre io voglio dedicarla alle persone che amo e che sono lontane da me, i miei aquiloni colorati, troppo belli e ambiziosi per restare attaccati a un filo. Nella convinzione che i loro colori non sbiadiranno mai, né ci sarà mai vento tanto forte da abbatterli.