Vacanze al mare, ce la posso fare
Tra le tante cose (e giuro che sono davvero tante) che non sopporto, c’è la spiaggia ad agosto. Anche a luglio, a giugno e settembre, ma ad agosto la odio particolarmente. Per me il mare è un lavoro, un momento di forte stress in cui la mia pressione, già paurosamente bassa, finisce per accarezzarmi le caviglie. Dopo 40 anni ancora non comprendo questa folle smania di fare le vacanze al mare e di conquistare un metro quadro di fastidiosissima sabbia per stendersi ore e ore sotto un sole che, alla meglio, ti secca la pelle regalandoti un color crosta di pan carré che piace solo a te. Bene.
Io mi chiedo perché, no sul serio, mi chiedo perché molti di noi disprezzano i neri con perbenismo che trasuda razzismo, e poi buttano anni di vita sulle spiagge per cercare di diventare di quel colore.
Sicuramente sono io che non capisco niente di pelle e di tendenze. La pelle nera fa tanto sesso, meglio se ben ben lucidata da un olio abbronzante che puzza di cocco e vaniglia da lasciare tramortiti. Per me le vacanze sono ovunque, ma senza stress. Da quando ho vissuto a Roma, però, ho trovato una ragione alla smania da ferie dei “continentali”. Quell’attesa trepidante che induce persone apparentemente sane di mente a farsi anche 5 ore di fila in auto sull’autostrada, e per cosa poi? Per arrivare al mare, schiantarsi su una sdraio e restare allucertolati così fino a che tramonta l’ultimo raggio utile per stimolare la povera melanina. Hai voglia di dire che il sole nelle ore centrali fa male!
Lo ammetto, io tutto questo non posso capirlo, ma mi arrendo alle parole del pediatra: -Il bambino ha bisogno di tanto mare! Ecco, sono fregata. Si, perché io, che da sarda anomala ho rinnegato il mare per oltre cinque anni, da due mi ritrovo a doverci fare pace, o almeno una tregua, grazie al mio bambino. Mi sacrifico volentieri per lui, quasi volentieri, ok, per nulla volentieri, ma lo faccio. Agosto però è un supplizio. Tra le tante cose (e giuro che sono davvero tante) che non sopporto, c’è la spiaggia ad agosto.
Oggi, per esempio, avevo accanto una famiglia di sole donne, tutte sulla sessantina, nere carbonizzate e con brandelli di pelle molliccia che ciondolava dal costume due pezzi. Onestamente, fate a meno del due pezzi se dopo il giro di boa la pelle vi casca, fatelo per gli altri se non per voi. Una parlava con tanto fervore che ogni parola era sottolineata da un movimento del corpo e certe parti mi hanno, per un istante, ricordato le orecchie dei bassotti in corsa.
Nell’ ombrellone accanto al mio, una bimbetta obesa di meno di un anno scopriva il sapore della sabbia sotto lo sguardo fiero dei genitori. Certo i progressi dei bambini sono uno spettacolo, io li adoro, ma cavolo, vuoi levare quella creatura da sotto il sole che sono le 12, a meno che tu non le metta dei rametti di rosmarino e mirto sotto le ascelle! E dei bambini più grandi che saettano tra gli asciugamani sollevando più sabbia che nel rally della Costa Smeralda ne vogliamo parlare? No perché loro corrono, giustamente, son bambini, mentre i genitori bivaccano sotto l’ombrellone tra una sigaretta e uno sguardo allo smartphone.
Ma poi che senso ha stare tre ore sotto un sole che nemmeno gli avvoltoi potrebbero tollerare, per poi buttarsi in acqua, bella per carità, con colori da dipinto, ma gelida. Perché? Non è bello. E’ una tortura! Mi sono dovuta fare il bagno per far giocare il bambino. Appena l’alluce ha toccato l’acqua ogni cellula del mio corpo che mi ha urlato “tu sei scema!” aveva ragione.
Ma una mamma queste cose le fa. Sono stoicamente entrata in acqua evitando con cura le zone ad acqua più calda a causa di una diffidenza ancestrale… meglio non chiedersi il perché del fenomeno! Ma la folla era tanta da far pensare…… Manca ancora una settimana alla fine delle vacanze al mare in Salento, ce la posso fare!