L’odore dell’estate
Mi disse un caro amico: l’unico difetto dell’estate sono le spighe nei calzini. E’ una bella immagine. Un lieve fastidio e niente più. Tutto il resto è piacere.
Dalla mia penso che l’estate sia un miscuglio di esperienze passate e speranze future. L’estate che ha da venire dev’essere la più bella della nostra vita, ma per esserlo deve assomigliare a quell’altra di due anni fa. Massì, non ricordi?
Chi vi scrive è un bambinone un po’ cresciuto che vive il mese di maggio con una sorta di ansia da prestazione. Nonostante il lavoro, gli impegni e tutte le menate di questo mondo, l’estate che arriva porta con sé l’illusione di un cambiamento positivo.
Riconosco l’estate. La vedo sulla faccia della gente, nel sole che riflette la mia immagine sui cofani delle auto, nelle gonne corte e larghe delle donne. La vedo, ma soprattutto la sento. Perché l’estate ha un odore tutto suo, che è l’odore delle estati passate che mai svanisce e si perpetua e rafforza nelle estati successive.
Riconosco l’estate. La vedo sulla faccia della gente, nel sole che riflette la mia immagine sui cofani delle auto, nelle gonne corte e larghe delle donne.
Io un tempo potevo, ora meno. E forse è per questo che in questa domenica sera allargo le narici e cerco l’odore dell’estate. Anche solo uno di questi infiniti aromi basterebbe a corroborare un animo triste. Ma sono in auto, fermo in coda, con l’appennino già alle spalle e il puzzo dello smog propagato nell’abitacolo dalle bocchette del condizionatore.
Appoggio la testa e guardo oltre la fila di macchine incolonnate. Il sole è dietro la collina, ma i raggi irradiano ancora il cielo. E tuttavia sono le nove di sera. L’estate sta arrivando. Mi chiedo quale sarà l’odore prevalente. Non ho risposta. Spero solamente sia un’estate nuova e meravigliosa. Uguale a quella di cinque o sei anni fa, insomma. Che odorava di tutte quelle cose e, in definitiva, di felicità.