Follie! Follie! Delirio vano è questo!
“Follie!..follie!… delirio vano è questo!..”
Assisto a un concerto; il soprano intona la romanza dalla Traviata. L’anima di Violetta è pronta ad aprirsi all’amore, ma la razionalità ha il sopravvento. L’amore è follia, è cuore, è l’emozione che prende il posto della ragione fino a trasformarsi in una malattia perniciosa che invade il cervello facendolo vacillare.
l’amore è follia, è cuore, è l’emozione che prende il posto della ragione fino a trasformarsi in una malattia perniciosa che invade il cervello facendolo vacillare.
Accanto a me, seduto, un giovane psicologo. Il pubblico comincia a lasciare la sala dei concerti soddisfatto di aver ascoltato buona musica e si allontana commentando la performance della cantante. Io resto lì, accanto al dott. Tommaso Gioietta, cominciando un colloquio che nasce dalla passione comune per la musica e che si sviluppa verso una indagine più approfondita dei personaggi delle opere liriche travolti dalla passione fino ad arrivare alla follia.
Cominciamo la nostra conversazione. Mi racconta che sin da bambino ha sempre amato ascoltare e fare musica, imparando a suonare il clarinetto all’età di dieci anni. Con la mente ripercorre la sua infanzia: una passione contagiata dal padre che ascoltava spesso una cassetta dei tre tenori Pavarotti, Domingo e Carreras. Il suo incontro folgorante con la voce di Maria Callas, della quale ricorda ancora oggi le emozioni provate con la sua interpretazione di Casta Diva dalla Norma di Bellini. E negli anni l’amore per l’opera si è incarnato nel volto e nella voce di una giovane e promettente cantante lirica, e così, l’amore per la musica, è diventato amore per la donna che ha sposato e che gli consente di vivere di musica e di arte ogni giorno. Il connubio tra la passione e la professione gli ha permesso di approfondire l’argomento. Il connubio tra la passione e la professione gli ha permesso di approfondire l’argomento.
“All’interno delle Opere liriche si possono delineare chiaramente profili psicologici di particolare interesse per via dei disturbi che presentano i personaggi portati in scena. In un’epoca in cui determinati studi di tipo scientifico non erano ancora presenti, il linguaggio musicale dei più grandi compositori, coadiuvati dai preziosi librettisti, ha presentato un’analisi lucida di alcuni dei più gravi disturbi mentali. Proprio il fascino e il pathos che la mente “malata” esercita sull’ascoltatore hanno fatto sì che i compositori ne sfruttassero il loro effetto.
Parla il dottore Gioietta parla come un fiume in piena, anche lui contagiato dalla insana follia verso l’opera lirica.
È Donizetti, però, a rappresentare maggiormente scene di follia in cui vi è uno scatenamento delirante delle eroine nella gran scena finale di tante sue opere. Proprio lui che in preda alla follia trascorse gli ultimi anni della sua vita.
I primi esempi in Anna Bolena e in Linda di Chamounix, ma anche l’opera I pazzi per progetto, dove, anche se lo spettacolo è ambientato in un ospedale psichiatrico, i due personaggi protagonisti non sono realmente pazzi ma si fingono tali per raggirarsi a vicenda. Le due opere donizettiane, Il Furioso all’isola di Santo Domingo e il Torquato Tasso, sono caratterizzate invece da una scena di pazzia per voce grave, baritono o basso, una vera innovazione per il melodramma italiano.
Donizetti si applica con totale intensità al tema della follia con la Lucia di Lammermoor, dando vita alla più famosa scena di pazzia del teatro d’opera.
Mentre il dott. Gioietta parla la mia mente ripercorre tutte le volte che ho assistito alle recite di Lucia di Lammermoor, alle famose cantanti che si cimentano in questo ruolo difficile sia dal punto di vista vocale che interpretativo, e alla moglie del dottor Gioietta, specialista del belcanto, che queste romanze canta e ha cantato tante volte, rigenerando di continuo l’amore e il connubio tra musica e psiche.