Il calcio spiegato a Cosa Nostra
Spiegando a Cosa Nostra premettiamo subito che c’è una difficoltà: allo stadio ci sono sempre troppe persone che taliano.
Ma questo impedimento è superabile.
L’obiettivo della giocata è inchiummari la squadra opposta, in particolare il portiere, che di tutti, è il più sbirro e infame. Si potesse fare i fatti suoi, attipo che ‘u palluni trasi dentro la rete e lui, tranquillamente, dire: ma chi fu? chi succiriu? – e pulito pulito aggiungere: io stavo guardando a n’avutra banni. La cosa rimane sospesa, ma soprattutto pulita.
E invece no, lui deve fare a tutti i costi quello che salva la patria, si cafudda sul pallone che – diciamo noi – chi glielo fa fare? Si ciunna pure le ginocchia, si rovina il trucco e parrucco, si mette a rischio di muoriri. Esattamente.
Per quanto detto ‘u primu chi havi a satari è iddu.
Pi scannallu buanu buanu bisogna organizzare il gruppo di fuoco, a ghenga.
Per sì e per no, si rubano un paio di motociclette e pure due macchine veloci, attipo BMW.
E se qualcuno del pubblico insiste di avere visto cose strane in campo, attipo scannatine di giocatori, basta prendere i nominativi e ci ammazzamu tutta ‘a famigghia, ma normalmente il pubblico lo sa, si gira la faccia
Se uno non vuole fare troppo scruscio però si possono fare gli strangolamenti negli spogliatoi, tra il primo e il secondo tempo.
Insomma, sotto il profilo mafioso, il calcio non è un problema.
E se qualcuno del pubblico insiste di avere visto cose strane in campo, attipo scannatine di giocatori, basta prendere i nominativi e ci ammazzamu tutta ‘a famigghia, ma normalmente il pubblico lo sa, si gira la faccia.