La TV mi ucciderà
E’ finito The Voice of Italy. Che tristezza vero? Ma anche no!
Guardo ormai la tv per abitudine, pura e pigrissima inerzia. Cominciai qualche anno fa, quando ero una studentella fuori sede e mi ritrovavo a mangiare chiusa in camera mia sul lettone per evitare il coinquilino che proprio non sopportavo. E come tutte le droghe, una volta che inizi, non riesci più a smettere.
La tv italiana difficilmente propone un palinsesto culturalmente interessante, sono pochi i programmi che ti offrono uno spunto di riflessione o che ti lasciano davvero qualcosa. Eppure non ne riesco a fare a meno. Se guardare programmi inutili fosse un lavoro io probabilmente sarei l’amministratore delegato dell’azienda. Dite un nome, un canale, un personaggio passato per caso davanti alla telecamera: io l’ho visto. A volte la cosa mi inqueta, spesso mi diverte.
Lo trovo rilassante, perché alla fine non importa cosa abbia fatto durante la giornata, che sia far finta di studiare o ammazzarmi di lavoro, la sera mi metto lì, stravaccata sul divano, con l’Ipad in mano a giocare a Candy Crush e a guardare un programma random del canale X. E’ spesso interessante ragionare su quello che ci propongono. Siamo bombardati da millemila reality/talent show sui più disparati argomenti : musica, cucina, moda, imprenditoria, sopravvivenza, senza poi parlare degli innumerevoli programmi su l’essere sposa oggi e sul disagio nel “trovare quell’abito che non sei tu a scegliere ma che è lui a scegliere te”. Che Dramma! Personalmente, tra tutti, adoro i programmi televisivi che non significano niente, quelli che non parlano di nulla, e che non si vergognano a palesarlo, quelli che non ti danno niente e allo stesso tempo non pretendono grande concentrazione. Mi riferisco in particolar modo a tutte quelle serie che finiscono con SHORE, il padre fu Jersey (ah americani, padri indiscussi di trash di altissimo livello), poi ci sono i cugini inglesi con Geordie, quelli spagnoli con Gandìa, e ultimamente hanno fatto capolino i messicani con Acapulco. Di che parlano? Beh, sono una specie di Grande Fratello ma più all’avanguardia. Già immagino gli ideatori mentre sono intenti ad inventare questo programma: “Perché limitare una massa di ignoranti idioti a stare chiusi dentro una casa? Vediamo come certi soggetti ai quali dai dei soldi e dell’alcol socializzano con il mondo esterno!”, uno studio antropologico sui Tamarri nel loro ambiente naturale e tra i loro simili. Ed ecco che nascono una serie di programmi cult sulle reti di MTV, che mostrano ragazzi andare a ballare, ubriacarsi, vomitare, scopare, e litigare, come se non ci fosse un domani. Preoccupandosi più delle ciglia finte che della crisi economica. E credetemi, c’è tanta gente che li guarda. Proprio come me.
Eppure vi giuro che sono una normalissima ventiquattrenne che vuole davvero smettere. Cerco di vivere una vita piena di arte e cultura, vado spesso a teatro, leggo almeno un libro ogni tre-quattro giorni, frequento eventi culturali e mostre, amo informarmi, eppure, la sera, come un licantropo mi trasformo e chiusa nella mia intimità, magari con un bel tazzone di tisana ventresgonfio guardo quello che passano in tv. E stasera, a The Voice ha vinto Fabio Curto, come era prevedibile da ormai diverse puntate.
E dato che oggi mi sento in vena trash, in attesa di vostri consigli su come liberarmi dalla tv-dipendenza, voglio proporvi, su questa scia, un classico che forse ricorderete: la famosa canzone dell’attrice, comica, imitatrice, cantante, showgirl e sceneggiatrice italiana: Paola Cortellesi, che con ironia racconta quel mondo che ogni sera vedo passare davanti ai miei occhi e da cui sono odiosamente affascinata!
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Non mi Chiedermi
Ciao, mi piacerebbe avere un telefonino che manda i messaggini con tantissimi caratteri
così potrei scriverti “Ti amo” con un milione di “o”
e verrebbe pressappoco così: TI AMO-O-O-O-O-O-O-O-O-O-O
Non mi chiedermi di avere un equilibrio anche in quei giorni
Non mi chiedermi di farti lo stufato quando torni
Non mi chiedermi il teorema di Pitagora non ho
la licenza media in prima mi bocciarono
Non mi chiedermi di avere gambe lisce come seta
la ricrescita è una piaga e non mi basta una “lameta”
ci vorrebbe un diserbante dedicato io ce l’ho
spero solo che rispetti il mio pH (Girls band)
Quanta spontaneità nei miei modi schietti (Wooden Chicks)
le mie movenze e i completini perfetti (Girls band)
o quando uno è naturale è naturale (Wooden Chicks)
tra l’altro questo motivetto niente male
Non mi chiedermi l’orgasmo che non so come si scrive
Non mi chiedermi se ho sexy più la fronte o le gengive
Non mi chiedermi di coniugarti i verbi non li so
se li avrei saputi mo’ te l’imparavo
Non mi chiedermi di amarti con le tecniche orientali
Non cercare di sorprendermi all’incrocio dei miei pali
Non mi chiedermi di rivelarti dove ho il punto G
con il mio alfabeto arrivo fino a F (Girls band)
Belle ragazze con le gambe perfette (Wooden Chicks)
noi siamo tope dalle vedute strette (Girls band)
sinceramente non capisco chi ci biasima (Wooden Chicks)
nei nostri play-back ci mettiamo l’anima
Tu tipico prototipo di donna libera
tutta acqua e sapone non ti dai nemmeno un’aria
tu così lucida ed estera
tu che sei più semplice di un mosaico con una tessera
tu hai più colori di una gerbera
venere berbera
tu genuina come il barbera
tu che non mi dai mai l’idea
di aver la minima idea
di quel che dai
Se saprei parlare senza farti diventare rosso
Se dovrei vestire i panni senza toglierli di dosso
Se potrei dir cose meno imbarazzanti le direi
ma non sarei più gradita in una Girl… (Girls band)
Quanta spontaneità nei miei modi schietti (Wooden Chicks)
le mie movenze e i completini perfetti (Girls band)
o quando uno è naturale è naturale (Wooden Chicks)
tra l’altro questo motivetto niente male (Girls band)
Belle ragazze con le cape perfette (Wooden Chicks)
gagliarde tope dalle vedute strette (Girls band)
sinceramente non capisco chi ci biasima (Wooden Chicks)
nei nostri play-back ci mettiamo l’anima