Lui è tornato. E io non mi sento tanto bene.
Avete mai provato a immaginare cosa potrebbe accadere se un grande personaggio della storia apparisse, come per magia, nella nostra epoca? Sono sicura di sì. Tutto sommato è un gioco divertente che aiuta l’analisi storica contemporanea. E ci fa fare quattro risate. Il che non guasta. A fronte della situazione storica contemporanea.
Lo scrittore tedesco Timus Vermer con il suo romanzo Lui è tornato edito da Bompiani nel maggio 2013 non solo immagina questa situazione, non solo la mette nero su bianco con un’ironia che ci ricorda tanto Woody Allen ma fa di più: dà il ruolo a uno dei personaggi più scomodi che la storia abbia mai conosciuto. Perché questo Lui, quello che è tornato, è proprio lui, l’Adolf Hitler che ne Le memorie di Schmeed di W. Allen entra dal barbiere chiedendo una spuntatina leggera.
Siamo nell’estate del 2011 e Adolf Hitler si sveglia, all’improvviso, in uno di quei campi incolti che ancora si possono vedere tra i palazzi di Berlino. Il mondo è profondamente diverso. La Germania, dopo la sconfitta del 1945, è ormai una super potenza, il partito nazionalsocialista è considerato illegale, la popolazione tedesca convive, più o meno pacificamente, con un gran numero di nuovi tedeschi e al governo c’è una donna, sì una donna, per giunta goffa, di nome Angela Merkel. Una Cancelliera. Hitler si sveglia e si rende conto, lentamente, che nulla è più come prima.
Nessun saluto nazista, nessuna mano alzata, nessuna cortesia. Cosa ne è stato della Germania?
Nessuno teme il nuovo Hitler perché nessuno pensa che possa essere reale.
Lui torna e la gente ride. Lo acclama, si diverte, lo vuole ascoltare.
Lui torna e trova tappeti rossi ad attenderlo.
Lui torna ma la gente pensa che lui non potrà mai tornare.
Ingaggiato, infatti, da un’emittente televisiva – che lo crede un attore spiantato – si trova a condurre un programma dove interpreta se stesso raggiungendo una popolarità fuori dal comune.
Lo guardai indignato: “Le sembro forse un delinquente?”
Mi guardò: “Mi sembra Adolf Hitler.”
“Appunto,” dissi io.
Lui è tornato è un libro divertente ed esilarante. Una scrittura scorrevole e veloce. Quattrocento pagine di riflessione profonda in punta di sorriso sulla società attuale, sulla potenza della visibilità mediatica, su quanto facilmente si dimentichi il passato e si sia pronti, senza rendersene conto, a far sì che la storia si ripeta.
Perché la storia troppo spesso si ripete e la cultura è ciò che di migliore abbiamo da opporre.
Informarsi.
Comprendere.
Imparare.
Pensare.
Solo in questo modo possiamo capire, valutare, giudicare. Solo in questo modo possiamo decidere da che parte stare. Solo in questo modo possiamo riconoscere la follia e allontanarla. Solo in questo modo possiamo riconoscere negli occhi dell’altro noi stessi.
Ma che modo di ragionare è questo?” domandò la signorina Krömeier con freddezza. “Perché? Se sono stati uccisi per sbaglio, allora è tutto a posto? Noo, l’errore è stato permettere che qualcuno si facesse venire l’idea di uccidere gli ebrei! E gli zingari! E gli omosessuali! E tutti quelli che non gli andavano a genio. Le voglio rivelare un trucco: se non si uccide nessuno, allora non muoiono neanche le persone sbagliate! È talmente facile!