Tra sogni e violenza
Per parlare di violenza nella vita della donna, basta affacciarsi alla realtà quotidiana. Questa sta annidata nelle piccole cose, spesso già nella parvenza che le nostre esistenze di donne hanno verso l’esterno. Il sogno, l’immaginario collettivo, contengono una forte coercizione, ci fanno già violenza, senza dover arrivare a scabrose violazioni della nostra integrità che pure, sono sempre più spesso oggetto della cronaca di questi giorni. Come donna, sento sempre più forte questo contenuto di aggressività che la società riversa contro il mio genere. E’ insito nell’atteggiamento del maschile verso di noi troppo spesso, quasi costantemente, nella nostra cultura mediterranea in una maniera addirittura subdola, sotterranea, difficile da eradicare. Sviluppare una sensibilità elevata contro questo atteggiamento ostile o costrittivo, contro il modello femminile che alberga nell’immaginario, mette già in difficoltà estrema. Si è impopolari facendo questa ammissione addirittura presso alcune rappresentanti del mio stesso sesso. Sento già gli echi delle lamentele, i gridi all’esagerazione. Eppure io non mi sento di appartenere a nessun –ismo, sono solo certa di aver chiaro dentro di me chi sono, cosa voglio, qual’è la mia vera realizzazione, di donna come anche di madre, essendo madre.
Ma sono i sogni, i nostri come quelli di troppi uomini, sono proprio loro, che sostituendosi alla realtà di noi, ci violentano.
E’ l’involucro esteriore delle nostre vite, che si infrange e va in mille pezzi quasi tutti i giorni, nello scorrere del tempo in casa, al lavoro, in famiglia e nelle relazioni sociali. Perché la coscienza del sé, delle proprie potenzialità, la spinta alla realizzazione del proprio bisogno, della propria vocazione qualunque essa sia, che noi donne abbiamo perseguito in questi anni sempre più consapevolmente, ci ha alienate.
Il sogno, l’immaginario collettivo, contengono una forte coercizione, ci fanno già violenza, senza dover arrivare a scabrose violazioni della nostra integrità
– Tutti ci credono perfetti, se vedessero quello che succede tra quattro mura, cosa penserebbero…
– E’ una donna molto forte, che sa cosa vuole. Difficile per un uomo starle accanto!
– Sono così stanca di essere sempre forte, avrei bisogno di una spalla su cui appoggiarmi, di tanto in tanto, prima di cadere a pezzi…
– E’ sempre vestita in modo appariscente, si capisce cosa cerca…
– Se non mi vesto e mi trucco, sono così insignificante che non mi vede nessuno….
– Si è lasciata andare, non vuole più essere desiderabile…
– Vorrei un uomo a cui piaccio come sono, uno che mi trova sensuale nella mia semplicità…
– Qui non c’è niente di pronto da mangiare, i bambini sono lasciati a se stessi, tu ti occupi solo di cazzate…
– Ho bisogno di un momento per me, devo ricaricare le energie, non posso stare sempre al pezzo, essere sempre io che do agli altri, ho bisogno di un po’ di spazio…
– Dì a tua figlia che non ci si rivolge così a un padre… se tu ti fossi comportata così col tuo, avresti avuto quel che meritavi…
– Mio padre era autoritario ma non autorevole, una figlia vuole anche essere compresa, non solo ripresa per qualsiasi cosa….
– Ti vesti come un ragazzo, tua madre non ti insegna a essere femminile…
– Ma io mi piaccio così, perché non ho il diritto di mettere le cose che mi piacciono…
– Sì ma cosa ci vai a fare a lavorare, non hai tempo per la famiglia e guadagni una stupidaggine che non ti basta neppure per comprarti le scarpe..
– Io ci tengo alla mia attività, lavoro volentieri e non è colpa mia se la retribuzione non è appropriata….
– Dottoressa, per fare carriera nella nostra società bisogna anche essere un po’ disponibili, capisco che può sembrarle strano, ma sa quante altre donne ci sono che sarebbero disposte a fare questo e ben altro per conservarsi il posto di lavoro…
in questa scollatura tra il sogno e la realtà si produce la frustrazione, l’aggressività, la delusione, e alla fine, si crea il substrato della violenza
– Sei opprimente, tutta questa gelosia, questa aggressività, ma perché poi, io sono sempre raggiungibile mentre tu spesso sparisci ore senza lasciare traccia…
– Dovresti essere contenta che sono geloso, se me ne fregassi di te sarebbe meglio? Un uomo vuole poter controllare la propria donna, è un segno di legame…
– Era così romantico all’inizio, mi scriveva persino poesie, ora si addormenta sul divano guardando la televisione, e non si accorge neppure se sono andata a letto….
– Ma dai, cosa te ne fai del romanticismo, l’importante è che ti voglia bene e che provveda alla famiglia…
Ecco alcune frasi che abbiamo sentito migliaia di volte. Che in qualche modo, rientrano nella normalità del dialogo quotidiano all’interno della coppia, nella società. Non ci sembrano certo mine pronte a deflagrare e a creare la violenza estrema che si manifesta oggi, sempre più frequentemente, nei confronti della donna. Eppure, da questi nuclei di pensiero, partono i fatti di cronaca che leggiamo con sgomento tutti i giorni. Perché è in questa scollatura tra il sogno e la realtà che si produce la frustrazione, l’aggressività, la delusione, e alla fine, si crea il substrato della violenza. Qualunque essa sia.
Questi pensieri, mi hanno riportato alla mente un bellissimo pezzo dei Persuaders, ripreso da Annie Lennox nell’album Medusa del 1995, e interpretato magistralmente da questa, che si intitola Thin Line Beetween Love and Hate. La linea sottile tra odio e amore.
In questo brano si parla della violenza che esplode in un rapporto uomo-donna. Questo è incentrato sulla pazienza e accondiscendenza di lei, sempre disponibile ad aspettare, ad essere servizievole e remissiva nei confronti di un amante che va e viene quando e come vuole. Ma è lui alla fine che si ritrova malmenato all’ospedale, aggredito proprio da colei che gli era parsa la fata capace di un amore dimentico di sé e gratificante. La linea sottile che trasforma la passione frustrata in violenza, si rovescia sull’uomo e non sulla donna… Ma alla fine, dov’è la differenza? E’ solo il paradigma di quella frattura di cui parlavo sopra, che genera l’aggressività e la agisce corporalmente al posto della manifestazione dell’affetto, che ne diventa il negativo.
Thin Line between love and hate
It’s a thin line between love and hate
It’s a thin line between love and hate
It’s five o’clock in the morning
And you’re just getting in
You knock on the front door
And a voice sweet and low says
Who is it?
She opens up the door and lets you in
Never once asks where have you been
She says are you hungry?
Did you eat yet?
Let me hang up your coat
Pass me your hat
All the time she’s smiling
Never once raises her voice
It’s five o’clock in the morning
You don’t give it a second thought
It’s a thin line between love and hate [2x]
The sweetest woman in the world
Could be the meanest woman in the world
If you make her that way
You keep hurting her
She’ll keep being quiet
She might be holding something inside
That’ll really, really hurt you one day
I see her in the hospital
Bandaged from foot to head
In a state of shock
Just that much from being dead
You couldn’t believe the girl
Would do something like this, ha
You didn’t think the girl had the nerve
But here you are
I guess action speaks louder than words
It’s a thin line between love and hate [2x]
Tutti questi pensieri, mi sono affiorati facendo parte della giuria del 1° Concorso Letterario Natale Patti dedicato proprio alla violenza sulle donne, che ha come motto “Sogni e Realtà”. Spero che siano da stimolo a molti autori a partecipare e a scrivere su questo spinoso tema dalle molte facce.