Dillo con un fiore
Dillo con un fiore. Motto che da sempre risulta un valido mezzo per esprimere un sentimento in mancanza di parole. Tutti sanno che ogni singolo fiore ha un significato intrinseco. Alcuni possono rappresentare la passione, altri la gelosia, altri ancora l’amicizia. Tutti comunque hanno un messaggio da lanciare a chi li riceve. Se entrate in un negozio di fiori dunque non comprate a caso. Informatevi e ne scoprirete delle belle! Regalare il fiore giusto significa inviare il messaggio esatto per esprimere il proprio stato d’animo.
Alcuni possono rappresentare la passione, altri la gelosia, altri ancora l’amicizia. Tutti comunque hanno un messaggio da lanciare a chi li riceve.
Detto questo, facciamo il nostro consueto salto nelle opere d’arte. I fiori sono spessissimo raffigurati nelle tele di pittori di epoche e correnti artistiche diverse. Oggi vorrei parlarvi di un autore in particolare: Lawrence Alma-Tadema. Di origine olandese, fu uno dei pittori più noti dell’epoca vittoriana inglese. Nato nel 1836, in Frisia, nel 1870 si stabilì a Londra dove divenne il massimo esponente della pittura neopompeiana. Proprio durante il suo viaggio di nozze in Italia, scoprì un mondo affascinante che lo ispirò profondamente. Alimentato dalle scoperte archeologiche di Pompei e dell’area vesuviana, egli seppe interpretare questo genere pittorico in modo sorprendentemente raffinato ed elegante.
Aiutato da una tecnica virtuosa, Alma-Tadema riesce a sedurre l’osservatore ritraendo donne ancelle su terrazze panoramiche, quasi sempre in atteggiamenti di romantico languore, con lo sguardo perso e assorto. Ricorrenti sono i motivi floreali che colorano di luce intensa e vivace le sue creazioni. La grande maestria dell’artista si rivela soprattutto nella resa dei materiali: oggetti preziosi, stoffe raffinate, riproduzione di interni romani vissuti pienamente. La precisione nei dettagli e l’accuratezza nella ricostruzione gli fu possibile anche grazie all’uso della fotografia; l’artista infatti utilizzò un immenso patrimonio fotografico di rovine, monumenti e reperti archeologici per dipingere le sue opere. Tela meravigliosa è quella intitolata Primavera, in cui sembra di poter sentire il profumo dei fiori appena colti dalle fanciulle in festa da lui rappresentate. Questo grande artista ebbe anche il merito di attirare l’attenzione di D’Annunzio. Il Vate dimostrava ammirazione per “quelle fini fioriture architettoniche e quelle suppellettili sacre e quegli ornamenti eleganti”, a contatto con i quali “le carni prendono una nitidezza gemmea”. La suggestione di queste visioni agirà a lungo sulla sua penna, tanto da ispirare pagine de Il Piacere (1889).
L’opera Le rose di Eliogabalo (1888; collezione Juan Antonio Pérez Simòn) è la più ricca di elementi floreali. Un fiore su tutti è protagonista: la rosa. Il Velarium, in alto, si è appena staccato. Una pioggia di petali rosa cade sui commensali dell’imperatore. Eliogabalo è sdraiato sul triclinio, vestito di una tunica dorata. Osserva la scena in modo quasi impassibile, come si conviene al signore del mondo. Accanto a lui la nonna, la madre, la moglie, le donne di corte e un generale, quello con il bicchiere alzato. Schiera di privilegiati che possono godere a pieno della scena che hanno dinanzi a sé. In basso a destra, il biondo amante dell’imperatore lo guarda intensamente. In primo piano una ragazza fissa lo spettatore. Il suo volto è serio, probabilmente triste. Ha in mano un melograno che al tempo di Roma era un frutto che rappresentava la morte. Questa esplosione di colori non parrebbe descrivere un momento crudele. Ed invece è proprio così. Una frase della Historia Augusta fu l’ispirazione di questo dipinto: “Oppressit in tricliniis versatilibus parasitos suos violis et floribus, sic ut animam aliqui efflaverint, cum erepere ad summum non possent” (Historia Augusta, cap. 21, libro LXXIX). Eliogabalo sommerse i suoi ospiti con viole e fiori così che alcuni, non riuscendo a liberarsi, morirono soffocati.
L’artista racconta la scena in modo precisissimo: il Bacco sullo sfondo è quello dei Musei Vaticani, le rose sono dipinte con certosina pazienza. La storia è raccontata dall’istante prima che abbia inizio; un attimo sospeso, come usavano i grandi artisti della classicità. Forse i privilegiati ne sono a conoscenza e l’attendono, oppure sono colti di sorpresa anche loro. Gli ospiti cominciano a essere inondati dai fiori. Se ne vede uno sulla sinistra che cerca invano di liberarsi. Gli altri no. In effetti come si può temere un discesa di petali morbida e profumata?
Meraviglia dell’arte e della natura. Le pennellate di Sir Lawrence Alma-Tadema sono cariche di storia e classicità. Fiori bellissimi e profumati che accompagnano i protagonisti dei suoi dipinti in attimi di storia antica che diventa leggenda.