La norma e l’insolito: gusto e diritti LGBT
Il 17 maggio è la Giornata contro l’omo-transfobia. Per i diritti LGBT.
E oggi in Cosa Borbottano Le Pentole (Nella cucina dei lettori), io voglio parlarvene proponendovi proprio due ricette insolite all’apparenza, ma assolutamente saporite. Da leccarsi i baffi.
Sono in realtà ricette che ho preparato a prescindere, senza rimuginare sul fatto che le avrei proposte in maniera strettamente collegata alla ricorrenza, ma poi le ho inviate e proposte a persone fidate che mi hanno fatto notare che tanto le ricette, quanto la giornata in sé, mirano a distruggere pregiudizi, a modo loro.
E allora ecco un finto risotto in cui dolce e salato si mescolano, oriente e occidente vanno a braccetto, ed ecco le polpettine fucsia a forma di cuoricini, anch’esse dolciastre ma saporite e dall’eco piccantina, che inizialmente destano il sospetto, un po’ come le piume del pride, ma poi basta assaggiarle per capire che sono polpette come altre.
Parallelo azzardato? Allora il tentativo è fallito: provate queste due ricette e sappiate che oggi terrò alta la bandiera dei diritti LGBTQI. Tutto il resto è pretesto.
Il menù
- Finto risotto di miglio lenticchie e piselli speziato con yogurt e prugne secche
- Polpettine di barbabietole e lenticchie
Ingredienti finto risotto:
- mix pronto di miglio lenticchie e piselli (o unione dei tre, io al supermercato ho avuto fortuna di trovarli insieme)
- cipolla, aglio, carota, rosmarino, prezzemolo
- peperoncino, curcuma, cumino, curry, pepe
- yogurt greco
- prugne secche
Ricetta:
Soffriggete cipolla, aglio e carote, inserite il misto di legumi e cereali, lasciate cuocere aggiustando di sale. Unite poi il rosmarino, metà prugne e il prezzemolo, cuocete ancora un po’ e lasciate riposare. Componete il piatto con il finto risotto, alcune rondelle di carota cruda, le altre prugne tagliuzzate, un filo d’olio, pepe e la curcuma (se ne assorbono meglio le proprietà se unita a olio e pepe). Decorate con yogurt e prezzemolo. Credo che ci stia bene il coriandolo e altra frutta secca, ad esempio pinoli, ma non ne avevo.
Ingredienti polpettine:
Per le polpettine vi rimando al blog a cui mi sono ispirata, segnalandovi soltanto alcune varianti: ho usato una punta di zucchero sulla superficie delle polpette, non le ho affiancate ai cavolini di Bruxelles ma a del broccolo ripassato con aglio olio peperoncino e uvette (anche qui, il sodalizio di dolce e piccante mi manda in estasi), ho preparato, invece della salsa proposta, una finta mayonese con lo yogurt greco avanzato unito a mostarda e miele: sapori forti che per la quarta e ultima volta non dimenticano il dolciastro.
Ultimo cambiamento: ho usato il sesamo per la panatura di metà delle polpette. E debbo dire che lo ho preferito rispetto al pangrattato. Ah: non si vede, ma le polpettine erano molto più fucsia di quanto mostri la foto che le fa sembrare nerastre.
La citazione
“Io sono come un negro in una società razzista che ha voluto gratificarsi di uno spirito tollerante. Sono, cioè, un «tollerato». La tolleranza, sappilo, è solo e sempre puramente nominale. Non conosco un solo esempio o caso di tolleranza reale. E questo perché una «tolleranza reale» sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si «tolleri» qualcuno è lo stesso che lo si «condanni». La tolleranza è anzi una forma di condanna più raffinata.
Infatti al «tollerato» – mettiamo al negro che abbiamo preso ad esempio – si dice di far quello che vuole, che egli ha il pieno diritto di seguire la propria natura, che il suo appartenere a una minoranza non significa affatto inferiorità eccetera eccetera. Ma la sua «diversità» – o meglio la sua «colpa di essere diverso» – resta identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerarla, sia davanti a chi abbia deciso di condannarla. Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria coscienza il sentimento della «diversità» delle minoranze. L’avrà sempre, eternamente, fatalmente presente. Quindi – certo – il negro potrà essere negro, cioè potrà vivere liberamente la propria diversità, anche fuori – certo – dal «ghetto» fisico, materiale che, in tempi di repressione, gli era stato assegnato.”
Gennariello in Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini in Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società, Meridiani Mondadori, Milano 1999
Buon appetito! E ora, se vi va, alzate anche voi un braccio contro l’omofobia, ognuno come vuole, ognuno a modo suo, ognuno decostruendo stereotipi nocivi, buttando via un mattone dal muro che ancora ci separa e isola gli uni gli altri.