Absolute, la peggio gioventù
Sennò sei ricchione, ma di un ricchione più ricchione che mai, più ricchione che altrove, una condizione di ricchionaggine sociale da evitare ad ogni costo, a pena di ostracismo.
Intorno, il nulla. Il deserto dell’hinterland napoletano, e una società sospesa tra i valori arcaici d’un mondo rurale che non esiste più, e i disvalori moderni d’una contemporaneità che è ora ma non lì; è qui ma non ora. Un continuo inseguire le mode, nel posto meno alla moda che si possa immaginare. Lì dove nostro Signore ha scordato le scarpe, lì in un Sud così profondo che pare collocarsi, oggi anche più che allora, persino più a sud di Eboli.
Questo è il ritratto delle quinte di Absolute, romanzo d’esordio di Marco Aragno (tra l’altro, nostro autore) edito da Con-fine. Sul proscenio, le vicende di Marco (sic!), un ragazzo moderno ma non troppo (lo chiamano ‘O Viecchio), sospeso insieme al mondo che lo circonda, e più d’esso, tra le istanze di omologazione che lo incalzano pressanti e l’esigenza di rimuovere le sovrastrutture che lo opprimono e realizzare se stesso al riparo, e a dispetto, e nonostante, le stimmate e i pregiudizi che non ti vogliono studioso, che non ti vogliono timido, che non ti vogliono neanche velatamente diverso.
Sennò sei ricchione, ma di un ricchione più ricchione che mai, più ricchione che altrove, in una accezione che si colloca ben oltre quella meramente sessista e omofoba, e che tratteggia una condizione di ricchionaggine sociale da evitare ad ogni costo, da scongiurare come la peste, a pena d’isolamento, a pena di ostracismo.
una chiave di lettura di stringente attualità sull’universo valoriale di una gioventù che, seppur si muova nella sordina della precisa omologazione, è viva e vegeta
Gli schemi, i paradigmi e i vuoti morali di una gioventù che si sogna diversa mentre s’affanna a perpetuare per sè schemi sempre uguali, temendo e rifuggendo ogni deviazione da essi, dove l’ansia del riscatto passa continuamente al vaglio del conformista tribunale dei pari, sono rappresentati in un’altalena narrativa ricca di intima analisi dei personaggi e che li presta a climax d’alta introspezione, portandoli a epifanie improvvise dove s’affacciano prepotenti la morte, il dolore, la sofferenza, ma anche il cinismo amorale e l’incertezza per il futuro che affligge come una tagliola i giovani in narrazione, condizionandone i destini.
Aragno fornisce in Absolute una interessante chiave di lettura, di stringente attualità, sull’universo valoriale di una gioventù che, seppur si muova nella sordina della precisa omologazione, è viva, vegeta e tutt’intorno a noi, con la quale presto o tardi, volenti o nolenti, dovremo fare i conti, e che sfornerà non solo la futura classe proletaria, ma anche la nostra futura classe dirigente.
Consigliato a chi voglia digerire uno spaccato sociale dei giovani mediante il racconto d’un giovane, con tratti che s’intuiscono anche velatamente biografici, e comunque pertinentemente familiari alla penna che scrive. Sconsigliato invece ai vegani dell’ottimismo ad ogni costo e ai profeti del tempo che tutto risolve, a meno di non limitarsi alle chiavi di più superficiale interpretazione. Sconsigliatissimo, infine, a chi s’appresta con pregiudizio alla lettura d’un esordiente: compratelo e leggetelo. Ne vale la pena.
Absolute, di Marco Aragno
con-fine Edizioni