“Ma come fai ad essere così magra?”. Cibo e metabolismo veloce
“Ma come fai ad essere così magra? Con tutto quello che mangi!”. Evviva il metabolismo fast and furious. Tante persone che mi circondano mi odiano cordialmente. Inutile sottolineare che la maggioranza di queste sono donne. Non so quante volte mi è stata detta questa frase, con sguardi che passavano dal pizzico di invidia alla malvagità più cruenta.
Mangio tanto, sì; anche troppo. Mi piace la buona cucina, e mi piace pure cucinare. Non è colpa mia se quello che ingurgito non si nota. Adoro sperimentare piatti nuovi, oppure provare le specialità gastronomiche di ogni luogo che mi trovo a visitare. La colpa di questa mia passione sta nel fatto che, tra tante nazioni del mondo, vado a nascere proprio in Italia. Il paese del gusto. E come se non bastasse, proprio in Campania, patria della pizza, della mozzarella di bufala e della parmigiana di melanzane. Eddai. Mica è colpa mia. Ogni regione del nostro Bel Paese è zeppa di leccornie di ogni tipo. E che faccio, non le assaggio? “Ccà nisciun è fess” come diceva Totò. Che poi io so dare anche tanta soddisfazione a chi cucina bene. Lo faccio anche per loro, per renderli orgogliosi e fieri.
Tutto inizia al momento dello svezzamento. Cominci ad assaporare, gustare. Quando poi, dagli omogeneizzati, si passa finalmente a qualcosa di più consistente, non c’è più freno. Certo qualche cosina che non preferisco c’è. Ma fortunatamente sono così poche da contarsi sulle dita di una mano. In casa mia sono anche stata circondata. Nonna, mamma, papà, le mie sorelle, le cognate, e poi anche la suocera e il suocero. Tutti sono grandi chef mancati. Ma allora, io, come posso resistere a questi assalti? Non posso e soprattutto non voglio.
Inoltre anche i media ci bombardano di ricette. Partendo dalla Clerici, ormai chiunque abbia questa mia stessa passione, può cimentarsi. Tv, giornali, libri, blog, tutto ruota intorno al cibo. Ma non per sopravvivere. Per passione, per puro piacere. Non a caso la gola fa parte dei sette vizi capitali. Ma fa peccato chi vive per mangiare. Io non sono una peccatrice dunque. Io vivo per un’infinità di motivi, tra cui anche mangiar bene. Ah, mi sento sollevata (ora posso inzuppare il mio cucchiaino nella Nutella senza sensi di colpa eccessivi).
A cominciare dagli antipasti, fino ad arrivare alla frutta e al dolce, io non mi tiro indietro. Ho sempre pensato che il lavoro giusto per me potesse essere il critico gastronomico. Va in giro per ristoranti, trattorie, pizzerie, e assaggia i piatti che gli vengono proposti. Ne giudica sapori, odori e colori. E per tutto ciò viene anche retribuito. Ditemi voi se non è il più bel mestiere del mondo.
Io a tavola sono felice. Quando mangio qualcosa di veramente stuzzicante per le mie papille gustative sorrido come una bambina davanti ad un giocattolo nuovo. Mi passa il malumore. E’ anche occasione di incontri. Sedersi attorno ad un tavolo con parenti o amici, davanti a tante buone pietanze, e magari anche del buon vino.
La convivialità. Cosa c’è di meglio. Cibo per il corpo, ma anche per l’anima. E anche l’arte ha potuto sperimentare la centralità del cibo per l’uomo. Un artista su tutti ha saputo utilizzarlo con estrema originalità: Giuseppe Arcimboldi o Arcimboldo, com’è spesso chiamato in documenti d’archivio, pittore italiano (Milano, 1527-1593). La sua prima attività è costituita soprattutto da cartoni per vetrate e arazzi. Ma le sue opere più note e subito famose, come provano molte copie, sono le teste composte, e cioè quelle bizzarre figure allegoriche o umane composte con vari elementi di natura quali frutti, fiori, ortaggi e animali, che per la loro eccentricità si ritiene abbiano determinato la chiamata dell’Arcimboldi a Praga nel 1562, città nella quale soggiornerà come pittore di corte per ben venticinque anni, tornando infatti a Milano solo nel 1587.
Sono allegorie delle stagioni come L’estate e L’inverno ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna (1563) e di elementi naturali quali L’acqua e Il fuoco dello stesso museo; sapide figure costruite con gli oggetti del loro lavoro: libri per il Bibliotecario, una botte per il corpo del Cantiniere, tegami per il disegno del Cuoco, cervi, lepri, cani per il Cacciatore. Infine, quadri a doppia lettura, e cioè figure costruite come si è già detto, ma che capovolte presentano una natura morta (L’ortolano della Pinacoteca di Cremona).
Opere stimolate da una fervidissima immaginazione, da una trovata intellettuale che è anche vibrazione sentimentale. Da dove l’Arcimboldi abbia tratto l’ispirazione per un simile sfogo di bizzarrie (apprezzatissime recentemente per la possibilità di intravvedervi atteggiamenti surrealistici ante litteram, e interpretabili psicanaliticamente) è da ricercare in alcune pieghe sofisticate del manierismo, anche tenendo conto di una contemporanea presenza di esaltazione dell’uomo, per cui l’uomo risulta oggetto di una distaccata e impietosa operazione di laboratorio.
Per pura ricerca di eccentricità o di allegoria, simili “personaggi” risultano composti con oggetti eterogenei, fiori e verdure in particolare, sfruttando ampiamente il trompe-l’oeil (il genere pittorico che induce l’illusione di osservare oggetti tridimensionali).
Detto ciò, alla faccia di chi mi vuole male, senza troppi giri di parole, mi appropinquo a cucinare uno spaghettino alle vongole veraci, magari seguito da una fettina di pesce spada ai ferri. Certamente accompagnerò il tutto con un fantastico bicchierozzo di vino bianco freddo freddo, visto la calura di questi giorni. Una bella insalatina mista spruzzata di limone, e per concludere in bellezza, in onore di Arcimboldi, una macedonia di frutta fresca di stagione, colorata e ricca di vitamine.
Ah, ora sì che si ragiona! Sì, perché mica ci si deve per forza abbuffare di schifezze d’ogni genere. Siamo anche la patria della dieta mediterranea, e quindi senza troppi sforzi, siamo fortunatamente nati per mangiare bene.
Adesso, buon appetito. A chi mi odia ancora più di prima (a cui ricordo che ingrasserà di un etto ogni volta che l’invidia prenderà il sopravvento) e a chi invece, invogliato dalla lettura, avrà deciso di fare un salto dal pescivendolo e dal fruttivendolo sotto casa.