Una buffa adolescenza fra principesse e assassini
Ho superato l’adolescenza da un po’, eppure ultimamente mi sembra di essere di nuovo in pieno periodo di formazione. Sarà ricominciare ogni volta un nuovo lavoro, sarà frequentare nuovi amici, sarà la normale transizione da un’età a un’altra.
nessuno dei libri che vengono sempre citati come pilastri della formazione giovanile ha mai fatto parte della mia. Non solo, la maggior parte non li ho neppure mai sfiorati.
Tant’è che mi sono ritrovata a riflettere sul periodo formativo precedente – quello dell’adolescenza appunto – e, visto che in questa rubrica si parla di libri, su quali opere lo avessero caratterizzato.
Ci ho pensato parecchio e alla fine sono arrivata a una buffa conclusione: nessuno dei libri che vengono sempre citati come pilastri della formazione giovanile ha mai fatto parte della mia.
Non solo, la maggior parte non li ho neppure mai sfiorati. Che io non sia ancora uscita dall’adolescenza o che, peggio, non ci sia ancora mai entrata?
E però dei testi di riferimento ce li ho eccome! Quelli che da ragazzina, fra i dieci e i dodici anni, leggevo e rileggevo consumando le pagine e le copertine.
Solo dopo infatti ho sviluppato una specie di feticismo per l’impeccabilità dell’oggetto libro. Prima portavo quei libri ovunque, facevo le orecchie alle pagine per ricordare i passaggi che preferivo, sottolineavo e prendevo appunti. Quindi anche io ho avuto i miei piccoli oracoli portatili, solo che non erano quelli che leggono la maggior parte dei ragazzini.
La Pitzorno è una mai abbastanza celebrata e fantastica scrittrice per ragazzi. Creatrice di storie divertenti e umane, scritte con talento e sensibilità.
Partiamo dal primo, Polissena del porcello, di Bianca Pitzorno. La Pitzorno è una mai abbastanza celebrata e fantastica scrittrice per ragazzi. Creatrice di storie divertenti e umane, scritte con talento e sensibilità. E da ragazzina io la adoravo follemente. In particolare l’epopea della piccola Polissena, perché di epopea si trattava.
Polissena, nata in una famiglia piuttosto ricca, è una bambina dalla fantasia incontenibile. Il suo gioco preferito consiste nell’inventare storie e, spesso, fantastica sull’essere una trovatella. Finché non scopre di esserlo davvero.
E qui inizia il viaggio alla ricerca delle sue vere origini, fra pirati, emirati, principesse e sguattere. Polissena presto si unirà a uno strambo circo itinerante, guidato da Lucrezia, una bambina sveglia ma molto povera che diventerà quasi una sorella per lei.
Un’avventura incredibile che da ragazzina leggevo senza stancarmi mai, dall’inizio alla fine e poi daccapo. Una volta ero Polissena, una volta Lucrezia, una volta ancora un temibile pirata.
All’opposto di Polissena, c’era Dieci piccoli indiani, di Agatha Christie. Completamente diverso dal primo, ma altrettanto intrigante e coinvolgente. Il romanzo giallo per eccellenza, a mio parere, il capolavoro di un’Agatha Christie che ho amato tanto e consumato anche. La passione per il giallo classico l’ho ereditata dal nonno paterno, e Dieci piccoli indiani è stato una scoperta a quell’età.
Dieci persone che vengono convocate, tramite un biglietto anonimo e misterioso, su di un’isoletta altrettanto inquietante. Costretti a vivere sotto lo stesso tetto senza saperne il motivo, iniziano a morire, uno dopo l’altro. E muoiono di morti tremende, seguendo le immagini di una sinistra filastrocca.
Moriranno tutti, uccisi da una mano invisibile su di un’isola deserta, dalla quale è impossibile partire e arrivare. Come sarà stato possibile? Pur conoscendo la risposta, non mi stancavo mai di leggere e rileggere questa storia perfetta, crudele e appassionante.
Rivedo in questi due libri diversissimi il filo conduttore delle letture che ho fatto in seguito. I miei gusti e le scelte letterarie successive, durante l’adolescenza e non, passano spesso fra le penne di Bianca Pitzorno e Agatha Christie, potrei dire. Un percorso forse un po’ bizzarro.
Chissà questa seconda adolescenza a che percorsi mi porterà, a quali scoperte letterarie, quali libri mi farà consumare. In fondo il bello di formarsi di nuovo è poter ricominciare, ritrovare l’entusiasmo delle cose, fare le orecchie a pagine sconosciute e vivere sempre nuove avventure.