Vino, amore e farfalle
– No, Giulia, il fatto è che non sento le farfalle nello stomaco. Non lo…Forse sono passati gli anni delle farfalle.
– Anche io non ce le ho più. Quel trambusto gastro-esofageo che mi metteva Ketchup’s, quello non l’ho più provato.
Giulia è medico. Se non l’avete intuito. Ketchup’s è il soprannome che davamo al suo primo ragazzo per via dei capelli rossi di lui. Avevamo quattordici anni all’epoca. Anche questo presumo non sia difficile da decriptare. E così ci si ritrova, dodici anni più tardi, a interloquire sulla stessa cosa, che però ha cambiato forma.
– Forse è meglio così, sai? Perché guarda come è finita con le farfalle. Ricordati come mi hai dovuta sopportare dopo i due Mattia (non sono io recidiva, è proprio il nome che mi ha sempre dato problemi)…
– Sì, per l’amor del cielo. Beviamoci su.
Ma l’amore, quello vero e quello falso, quello rosa e quello rosso sangue, torna. Torna sempre. E così ce lo ritroviamo, Giulia e io, anche nel vino. Che sia un Chianti, un Valpolicella o un Malavasia. Un brut o un Amarone.
State a sentire.
Non c’è bisogno di essere intenditori per scoprire che il vino buono è quello lasciato decantare. Non solo nelle cantine, ma anche nel bicchiere, dove entra a contatto con l’aria e lascia andare il suo aroma. E mentre il bianco, il rosso, il rosato, il nero e il brunello riposano, che fa il produttore? Chiude a chiave la porta della cantina. E di tanto in tanto controlla di averla ancora in tasca. Poi ci porta gli amici (non in tasca, in cantina) e si fa bello con loro per i tesori custoditi in quegli antri umidi e bui.
E’ l’amore fase B: l’amore bozzolo che nemmeno dà ancora euforia, ma incuriosisce, si sa che qualcosa accadrà. Se ne è gelosi, e non pare il caso di sbandierare in giro (eccetto alle venti amiche più strette) la presenza di una larva che potrebbe morire. Esattamente come mastro vinaio che si tiene la chiave in tasca, che dice ai visitatori: guardare ma non toccare (e soprattutto non stappare).
Un bel giorno il vinaio decide che è giunto il momento, che non ce la fa più. Deve dormire la notte, deve proseguire la sua routine. Ma come fa se continua ad aver quella voglia pazza di andare in cantina e stappare le sue bottiglie? Siamo nella fase F: il bozzolo è diventato farfalla e le farfalle, per loro natura, sbattono forte le ali. Nello stomaco degli innamorati.
Il vino è buonissimo. E lo era ancora di più se conservato a lungo. Non stiamo parlando di un Lambrusco amabile, che assocerei alla botta e via: quello che va giù bene, ma poi non ne resta traccia. Mettiamo sia un Nero d’Avola. O un rosso Montepulciano. Il sapore in bocca è sublime.
Accompagnato alle pietanze più ricche – un risotto al tartufo? Un filetto al pepe verde? Formaggi e confetture senapate? – ma anche a quelle più povere – il famoso piatto di fagioli che tanta fortuna fece nella storia dell’arte e negli studi sul montaggio cinematografico, o un semplice panino con salame o mortadella. Ci sarà un trionfo godereccio. Di abbracci, di ti odio e ti amo, di chiama-chiama-chiama e poi drinnn, di sesso dove e quando non sarebbe proprio il caso ma chissenefrega, di va bene andiamo a vedere quel film di spionaggio ma sabato prossimo almeno due ore al centro commerciale.
Farfalle che svolazzano senza ritegno. Vino che ubriaca, perché non ci si può accontentare di qualche sorsata. In molti la chiamano felicità ma, se davvero avesse questo nome, saremmo tutti infelici per la maggior parte della nostra vita. Meglio: euforia, gioia.
E così ci si ritrova, dodici anni più tardi, a interloquire sulla stessa cosa, che però ha cambiato forma
Mai più mai più mai più berrò (vino), disse Bacco dopo una grande sbronza. Ma passò giusto il tempo della nausea e della pesantezza cranica per fargli cambiare idea. Magari facendo attenzione, la volta dopo, a non eccedere, a non tuffarsi di testa nella damigiana. E noi altri, abbiamo mai rinunciato ad annusare un fiore per paura di trovarci una farfalla, inghiottirla per sbaglio e sentire di nuovo quella cosa nello stomaco?
– Sai Giulia, forse alla fine stiamo ancora parlando delle farfalle. Solo che ormai non è la prima volta che beviamo il vino.
– Pastiglie per il mal di testa ne hai?