Rispondere con arte
Da piccoli ci insegnano le regole dell’educazione, del vivere civile, ma nessuno ci insegna a rispondere con arte alle critiche e alle battute, a replicare tono su tono con prontezza, garbo, savoir faire e una punta di acidità, mantenendo comunque uno stile che non lasci trapelare l’enorme rodimento che ci agita di fronte a qualcuno che ci attacca.
Da piccoli ci insegnano le regole dell’educazione, del vivere civile, ma nessuno ci insegna l’arte del rispondere alle critiche e alle battute
Ma quando la critica viene espressa da una bocca con una credibilità pari a quella di guaritore televisivo, quanto fa male quel morso alla lingua?
La fuga, il congelamento di fronte ad una battuta che ci punge nel vivo o una frase pronunciata o scritta su di noi da qualcuno che di noi non ha capito nulla sanno di sconfitta, di occasione persa. Dentro bruciamo, vorremmo dirgliene quattro, ma ne basterebbe solo una, quella giusta. Proprio quella giusta che in quel momento chissà dove si è andata a cacciare e ci si sente subito bambini, con i lucciconi agli occhi ed in cerca di una mamma dietro la quale nascondersi.
Ma non siamo bambini e nostra mamma probabilmente la superiamo in altezza e in larghezza e non potrebbe davvero difenderci.
Bisogna allenarsi per non essere più il coniglio pietrificato di fronte alla sua ombra, l’elefante che scappa impazzito di fronte al topolino, allenarsi per diventare mangusta che si avventa sul cobra e che riesce a stenderlo anche senza il veleno, ma con astuzia e agilità.
L’importante è allenarsi, prendere esempio da chi è stato capace di rispondere a critiche, battute e provocazioni in maniera così sublime da far impallidire il malcapitato, godendo dello sberleffo prima subìto e poi ricambiato.
Imparare a rispondere con stile, in punta di lingua, come quando Paola Borboni, di fronte a uno sfrontato Renato Rascel che la tacciava di essere una brutta vecchia rispose al poveretto che il tempo passato a lei aveva concesso bellezza e giovinezza, ma a lui mai l’altezza.
Dovremmo tutti imparare ad essere un po’ Paola Borboni, che duella con l’avversario in punta di fioretto, stringendolo all’angolo per poi colpirlo. Ma se è vero che ne ferisce più la lingua che la spada è pur vero che l’uomo non è solo la sua parola.
L’uomo possiede frecce al suo arco che vanno al di là della capacità di rispondere alle parole con la parola; possiede colori, pennelli, tele e spazi da utilizzare, possiede l’arte.
L’arte, l’espressione massima del genio e dell’intelligenza umana, quella capacità di lavorare sul simbolico, sull’astratto, di andare oltre il reale, oltre l’umano troppo umano. L’arte che si fa arma per ribattere a critiche, non nero su bianco, ma nero su nero. Perché a mettere il nero su bianco siamo capaci tutti, ma a mettere il nero sul nero ci vuole davvero del genio. Il nero va su tutto, anche sul nero.
Spingere oltre la propria risposta ad una critica al proprio lavoro, sfondare il muro del suono e del colore per rispondere con un classico ed elegante: “Non ama il nero”.
Semplice e schietta affermazione, scritta lì nero su nero a disegnare un disappunto che si fa arte in Alberto Burri.
Una risposta grande quanto un ex seccatoio di tabacco ad un critico che aveva scritto, lui sì, nero su bianco, il suo giudizio.
Se Paola Borbone sfoderava uno stiletto letale, Burri sfodera un bazooka fatto di colore, pesante come l’arte, sconvolgente come la creatività.
Del resto si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo e anche per fare un buon gazpacho, ci vuole arte.