Rossetto rosso
Rossetto rosso. Queste due parole, vicine, sono già un problema. Provate a leggerle ad alta voce. Potete anche avere la erre più ramarreggiante del ceppo latino. Potete aver fatto in passato tanti ma tanti esercizi di logopedia con le caramelle polo appoggiate sulla punta della lingua (e non esservele mangiate come la sottoscritta). Potete non avere la esse sibilante che un tempo faceva impazzire migliaia di fan per Silvio Muccino. Nulla toglie, tuttavia, che questa espressione sia tediosa da pronunciare. L’allitterazione della r e della s e la consonanza (ross – ross) rendono davvero impervio dire rossetto rosso.
E portarlo, il rossetto rosso, sarà altrettanto difficile? Chi può dirlo. Dipende dal tipo di carattere, dal tipo di labbra, dal tipo di persona. Se siete zoccole dentro – e non mi riferisco alle mogli delle ciabatte in legno – potrete imbellettarvi anche con solo burro cacao, coda di cavallo e gonna sotto il ginocchio, ma non ce la farete mai a sembrare sobrie e pudìche. Magari, all’appuntamento con la madre del vostro nuovo compagno, darete un morso troppo voglioso alla banana flambé che avrete ordinato nella speranza che l’aggettivo francese vi conferisse un fare sofisticato. E quella sottana vi darà talmente fastidio da non riuscire a evitare qualche grattatina sotto il tavolo, maneggiamenti che non sfuggiranno però al cameriere, il quale, nel portarvi la vostra banana flambé, ammiccherà e voi ridacchierete compiaciute in maniera spontanea. Su, è così. Ammettetelo.
Se invece siete fottutissime perbeniste, che il rossetto rosso l’avete sempre associato a Bocca di Rosa, non saranno le labbra vermiglio a togliervi la tunica da suoretta. Ah no! Innanzitutto, a forza di giudicare male condotte altrui avrete la bocca ridotta a un filo tirato, il che significa che il rossetto rosso non vi starebbe per nulla bene. Perché squarciare il vostro bel viso pallido (in Chiesa non ci si abbronza, mi pare) e mortificare quei vostri occhietti porcini (per captare gli sbagli altrui avete lo stesso radar di un abile cercatore di funghi nella Valle Camonica) con uno squarcio sangue tra mento e naso?
Il rossetto rosso va bene se vi piace davvero. Se siete nate per portarlo. Una donnetta, un donnone, una donnaccia non fa differenza. Ve lo dovete proprio sentire. Perché ci penseranno poi gli altri a mettere qualche etichetta sulla vostra femminilità una volta che l’avrete addosso. E solo se vi sentirete pienamente a vostro agio potrete far scivolare via quella colla (pre)giudicante.
Il rossetto rosso, invero, si porta appresso tanta retorica. Non solo a livello letterale, nelle figure che vi ho enunciato a capo di questo pezzullo, ma nel suo ergersi a oggetto simbolo di una sensualità proibita. Marylin Monroe di che colore aveva le labbra? E come immaginate le macchie sulla camicia di un uomo ritrovate poi dalla povera moglie a testimonianza del di lui tradimento? Non certo di lucidalabbra alla pesca, vero? Allo stesso tempo, che cosa pensate di una cinquantenne con i denti macchiati di rossetto (rosso)? O di una bimba che a dodici anni decide essere giunto il suo momento per tingersi le labbra e fa un po’ come i primi fumatori, che mica chiedono le sigarette più leggere. (Le statistiche italiane hanno attribuito alle Camel gialle e alle Marlboro rosse il primato delle first experiences).
E allora, per mettervelo, tocca sentirvi anche dentro un po’ rosse. Come Marte, il dio della guerra, come la bandiera rossa portata da Berlinguer nei decenni in cui per l’Italia democristiana i comunisti mangiavano i bambini. Tocca che siate un po’ forti, per davvero.