Bizzarrie tricolore e scontri interculturali
Come laicissima preghiera, mi auguro che questa EXPO di cui già non ne possiamo più sappia sottrarre almeno in parte l’Italia alla crisi. Lo dico da ignorante in materia, ma da giovane che ancora ci spera.
La portata internazionale dell’evento, inoltre, mi ha fatto pensare che esso possa essere sì occasione per rivalutare le bellezze italiane – ragion per cui proporrò una ricetta tricolore e molto casalinga, “cucina da studente”, per capirci – ma anche opportunità di uscire da una ricerca esagerata ed raffazzonata di esotismo. Magari aggiungendo qualcosa di scientifico al nostro amore per l’altrove.
La citazione:
“Soprattutto per quanto riguarda le donne, è invalso in Europa il gusto per gioielli etnici (soprattutto hymalaiani, euroasiatici o di gusto ispano-americano), di solito di argento di bassa lega: il loro uso risulta incomprensibile, quasi offensivo, proprio in quelle aree del mondo da cui provengono, in quanto rappresentano il passato contadino, nomade, miserabile, di cui spesso oggi ci si vergogna: al Bazaar di Istanbul si vendono a prezzo bassissimo stupendi gioielli anatolici, armeni, turcmeni ecc, che rappresentano il passato di cui la Turchia moderna, rivolta all’Europa, vuole disfarsi: l’italiana che si presenta ad un incontro piena di questi gioielli (cui una donna turca risponde essendo stracarica di bracciali di Bulgari) crea imbarazzo e certamente perde nella loro considerazione.”
da “La comunicazione interculturale” , di Paolo E.Balboni e Fabio Caon
Da italo-libanese, questa cosa la ho sempre riscontrata. Quanto noi Occidentali – sì, mi sento occidentale, in questo senso: ho girato anche io con qualche anello grezzo e da pochi soldi di cui non so le origini – rincorriamo l’oriente astraendolo in facili approssimazioni ed anacronismi e quanto però anch’essi facciano lo stesso con noi.
Perché non la guardiamo in cagnesco anche noi, la donna carica di gioielli Bulgari di cui sopra? Io credo proprio di sì. Perché ai nostri occhi di visione limitata quella sembra una donna non cosciente delle bellezze di cui potrebbe usufruire nel suo paese, delle ricchezze che già ha, della rarità di quei monili di bassa lega. Stessa cosa penserà lei: questi poveracci hanno a portata di mano l’alta moda, da loro costa mille volte meno che da noi perché non ha costi di esportazione, e guarda cosa si vanno a mettere addosso… I gioielli di mia nonna!
Ecco: sono queste piccole e costanti incomprensioni interculturali che mi affascinano. Mia zia libanese si meraviglia di come disprezzo il modello abitativo occidentale e mi guarda strano quando preferisco una casa tradizionale libanese con le finestrelle colorate che a lei sembra estremamente kitsch.
sono queste piccole e costanti incomprensioni interculturali che mi affascinano.
Proprio in nome di questa reversibilità, vi giro al volo una rapida ma saporita ricetta tricolore. Laddove i tre colori vorranno rendere omaggio sì l’Italia, ma anche il Libano, la cui bandiera sempre verde-bianco-azzurro è.
Che poi l’omaggio sia reso inserendo in ricetta la philadephia, che non è italiana né libanese, è un dettaglio assolutamente voluto: parliamo di una cucina da studenti, niente di più, quest’oggi.
La ricetta:
Studente tricolore – Riso ai pomodori, spinaci e philadelphiaPoco da dire: ometterò financo l’elenco ingredienti perché vige libertà assoluta. Il risotto al sugo lo potete preparare con qualsivoglia ricetta di sugo più o meno sperimentata o ripescata dal ricettario familiare. Affiancate una spennellata artistica di philadeplhia e, a seguire, gli spinaci cotti nella maniera che preferite – al burro sono ideali son gli altri due sapori, dando un tocco generale di cremolato –. Avete una buona quantità di verdure, carboidrati e una ciuffata di bianche proteine: colorate a piacere con le spezie che più vi piacciono, con eventuale parmigiano o gherigli di noci e… buon appetito!