E se la competizione fra sorelle genera capolavori?
Si dice che un po’ di sana competizione fra sorelle sia più che normale e probabilmente ogni ragazza che non sia figlia unica sa bene di cosa si tratta. Vestiti, amori, aspirazioni, tutto rientra nella sfera della competizione, per non parlare delle attenzioni dei genitori.
Chi la scampa se le sorelle in questione fanno di cognome Brontë e le due opere letterarie si intitolano Cime tempestose e Jane Eyre?
La competizione fra Charlotte, la maggiore fra le due, e Emily non passa solo dalla condizione di sorelle e scrittrici, ma sta proprio alla base dei loro romanzi: due eroine opposte, due donne agli antipodi, due stili narrativi differenti e due storie che si concludono in maniera molto diversa.
Iniziamo dalla prima, anche se per pochi mesi, in ordine cronologico: Jane Eyre, di Brontë Charlotte, pubblicata nell’ottobre del 1847. Jane è una ragazza di umili origini, non particolarmente avvenente, mediamente intelligente, ma tenace e indipendente. Appena uscita dalla scuola per governanti viene assunta a Thornfield come istitutrice della figlia adottiva di un ricco e misterioso signore. Il rapporto fra Jane e il padrone di casa, Mr. Rochester è da subito intenso, anche se turbolento e, dopo varie vicissitudini, i due decidono di sposarsi.
È a questo punto che viene svelato il terribile segreto di Mr. Rochester: una precedente moglie, Bertha, affetta da gravi problemi mentali, rinchiusa nella soffitta di Thornfield. Jane, fedele alla sua educazione religiosa e a sé stessa, fugge da Rochester per perdersi nella brughiera, disperata e decisa a condurre d’ora in poi una vita di solitudine.
Ma, come in ogni storia d’amore letteraria che si possa dire eterna, Jane e Rochester sono destinati a stare insieme. E infatti, in seguito a un incendio nel maniero di Thornfield appiccato da Bertha e nel quale lei stessa morirà, i due innamorati si rincontreranno e stavolta sarà per sempre.
Jane Eyre si classifica così come l’eroina delle ragazze normali, poco convinte delle loro reali qualità, ma capaci di determinazione e tenacia.
Un paio di mesi dopo l’uscita di Jane Eyre, Brontë Emily pubblica con la supervisione di Charlotte il suo Cime Tempestose, che ha come protagonista femminile Catherine Earnshaw, una ragazzina viziata e dal carattere imprevedibile, bella come un angelo ma capace di feroci scatti d’ira.
Qui le storie d’amore sono due: quella profonda e passionale fra Catherine e Heathcliff, trovatello che la famiglia Earnshaw decide di crescere, e quella instabile e superficiale fra Catherine e Edgar, rampollo della ricca famiglia Linton. Entrambe saranno tormentate e il continuo triangolo fra i protagonisti verrà interrotto solo dalla morte prematura di Catherine.
Al contrario di Jane, Catherine è passionale, istintiva, prepotente. E il suo amore per e con Heathcliff la rispecchia pienamente. I due, come anime in pena, si inseguiranno anche dopo la morte di lei e fino alla fine del libro. E dove Jane è pervasa di senso morale ed etica religiosa, Catherine è irriverente e quasi oltraggiosa. Jane rifiuterà di sposare Rochester, se non può averlo per lei sola, Catherine sposerà Edgar pur amando Heathcliff, per puro capriccio e dispetto.
Due donne agli antipodi, due eroine completamente diverse ma forti nello stesso modo, indipendenti e coraggiose. Che fosse questo il tratto comune alle sorelle Brontë?
Chissà se le due grandi scrittrici fossero davvero in competizione fra loro, di sicuro Jane e Catherine non avrebbero mai potuto convivere sotto lo stesso tetto, condividere affetti e passioni. Da semplici lettori non si può far altro che amarle entrambe, apprezzarne l’indipendenza e la forza narrativa.
Chissà se Charlotte e Emily litigassero per i vestiti, o per essere la figlia preferita o la scrittrice migliore. Certo è che, se competizione c’è stata, ha fatto sì che le sorelle Brontë creassero due storie meravigliose e coinvolgenti, due capolavori assoluti che ogni signorina, ottocentesca e non, dovrebbe aver letto.