Topolino: una lettura sempre piacevole
Non c’è rivista a fumetti italiana che sia davvero eterna come Topolino.
Certo, ci sono Linus, Fumo di China, il Giornalino… e c’erano il Corriere dei Piccoli, Bunny Band e via discorrendo.
Ma Topolino è imprescindibile.
Non so a voi, ma a me Topolino fa pensare all’estate, sempre. Anche se lo si compra a febbraio.
All’estate o al periodo scolastico, ma caldo. Forse è Topolino stesso a essere caldo.
Credo che chiunque ne abbia sfogliato almeno un numero e devono essere davvero pochi coloro che non ne hanno mai letto una storia. Conta sul vasto parco personaggi Disney, e ne sfrutta a giro i personaggi secondari garantendo sempre invece la presenza del titolare di testata e quella di Paperino o Zio Paperone, di fatto protagonisti delle storie più movimentate e appassionanti.
La magia dell’albo Topolino è anche nelle rubriche redazionali. Un tempo erano molto più corpose, tra agende interne, piccoli reportage, segnalazioni musicali e televisive, giochi enigmistici e barzellette. Oggi solo alcune di queste sopravvivono, tra l’altro in forma diversa, ovviamente adattata ai tempi.
Come dimenticare poi la mitica rubrica “Videocassette”? Era la fine degli anni ’80 e Topolino faceva sognare pubblicizzando le vhs Disney con copertine e un breve riassunto. Non avendo a disposizione cataloghi stagionali, era lì, su quella rubrica, che cercavamo la novità delle Duck Tales o il film per famiglie che poi avrebbe trasmesso RaiUno al sabato sera. Non si è trasformata nella rubrica “Dvd”, ma erano pur altri tempi.
Il Topolino, difatti, sembra essere come sospeso nel tempo. Ne prendi un numero vecchio, trovato su una bancarella dell’usato, e ti sembra comunque attuale. Ti riporta a una dimensione particolare, eterna, e nemmeno gli spot presenti possono spezzare l’incantesimo, anzi.
Ecco, gli spot: il vero elemento pop di Topolino.
Quanto rosicavo con il Mega Almanacco, che ne aveva pochissimi! Topolino invece era un concentrato di belle pubblicità. Uso il verbo all’imperfetto perché di fatto oggi le réclame sull’albo hanno uno spazio fortemente ridotto e, dettaglio non trascurabile, al 90% pubblicizzano solo prodotti Disney.
Ma un volta non era così: Topolino era una vera e propria vetrina. Di giocattoli, di prodotti per la scuola, di cibi e bevande cool. Aprivi la prima di copertina et voilà, Bburago Metal Models. Poi i palloni Mmondo. I gelati Eldorado, i biscotti Ringo, le toppe Ghostbusters dei surgelati Arena, la casa Chicco, il Nesquik, i succhi di frutta Del Monte (che ha detto sì), le action figures dei Cavalieri dello Zodiaco, le Gig Nikko, la moto Grizzly Malaguti, Big Jim, i Lego con minicomics.
E loro, gli intramontabili Masters of the Universe con quelle foto spettacolari di He-Man, Skeletor e tutti gli altri.
Ma eravamo negli anni del boom, e anche la foliazione era maggiore. Oggi ci si accontenta delle canoniche cinque storie a fumetti e la quasi totale assenza di pubblicità.
Dovremmo dire quindi che non è più il Topolino di una volta, ma non è così. Topolino è sempre Topolino, ed è questa la sua magia. Lettura da ombrellone, da poltrona, da tazza del cesso. È lui attraverso i decenni.
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