Ritardi all’ Expo di Milano
E’ una gara appassionante quella dell’Expo di Milano. Anzi è un giallo. L’attesa è tutta sul finale. Una montagna di cibo attende almeno 25 milioni (così si spera) di visitatori, ma non si sa dove collocarlo, e quanto se ne collocherà. Come andare al supermercato , tornare con i borsoni pieni, ma avendo il frigo rotto e la dispensa in costruzione.
Si possono trovare molte cause per questi ritardi, compresi i temi mafiosi e di corruttela, ma alla fine c’è una verità di fondo, piccola ma c’è. Siamo un popolo che ama l’ultimo momento, l’adrenalina del fuori tempo massimo.
Siamo un popolo che ama l’ultimo momento, l’adrenalina del fuori tempo massimo
Siamo sempre in corsa col tempo. Guardiamo quante volte, in ogni campo, c’è una richiesta di rinvio dei termini. Ed ogni volta c’è un buon argomento o forse no, l’importante è che la linea del tempo vada più in là. La scadenza è una raccomandazione, non un concetto ultimativo. E’ una prerogativa nazionale.
Il difetto, nel caso dell’Expo, è che si trovano coinvolti tutti gli altri, quelli non appartenenti al Popolo dei Rinvii. Ma anche qui è giallo. C’è chi dice che sono già stati venduti 9 milioni di biglietti e più di metà all’estero, dei quali uno in Cina. Ma dal ministero degli esteri si fa sapere che fino ad ora sono stati richiesti solo 300mila visti. Anche se in Europa non abbiamo visti, la distanza resta grande.
D’altra parte è in Italia che si è coniata l’espressione “zona Cesarini”. Renato Cesarini era una mezzala della Juventus degli anni Trenta, che segnava spesso agli ultimissimi minuti delle partite. In particolare, nel 1931, dette la vittoria all’Italia contro l’Ungheria segnando al 90esimo. Resta il problema: all’Expo quanti Renato Cesarini hanno?