Marinai, profeti e balene
La vita viene spesso paragonata ad un viaggio. Il modo in cui lo affrontiamo, il tipo di viaggiatore che siamo, parla grossomodo di noi. Non è questione di preferire l’aereo piuttosto che la nave, il treno o l’auto, e neanche di alloggiare in hotel con più stelle di quante ne abbia il firmamento o bettole da cui al massimo osservare la luna da un vetro polveroso. Sarebbe semplice, vero, se ad A corrispondesse B? Vivere, capire gli altri.
Ascolto Vinicio quando ho voglia di una voce ubriaca, quando immagino di essere l’ultimo cliente di un bar con le sedie già riposte sui tavoli e voglio liquidare le questioni che mi attanagliano con una canzone d’amore e nostalgia e un sorso di qualunque cosa offra la casa. Quando basterebbe il sorriso di una sconosciuta a cui non mi presenterei per timidezza, o per poterla idealizzare meglio.
Marinai, profeti e balene non è questo, forse è tutt’altro. È un’immersione nel senso letterale del termine, nel mito e nel mare. Se le creature del mare ascoltassero musica suonerebbe senza dubbio come quella di questo disco. Mentre lo ascoltavo ho come avuto la sensazione di stare vivendo un viaggio a molteplici livelli: nel mare, nella mitologia greca, nel disco in quanto opera musicale e in me stesso. Barcamenandomi tra le varie identità di viaggiatore che erano venute a coesistere mi sono chiesto se avessero qualche somiglianza con le figure evocate dal titolo del disco.
Ero forse un marinaio, con le vele spianate e il volto tagliato dal vento rivolto verso l’aperto. Un’anima galleggiante nata per viaggiare, incurante delle intemperie che possono incorrere. O forse un profeta, che se ne sta lì a contemplare la riva e quella vastità azzurra presagendovi di tutto senza però avere mai il coraggio di salpare. O ancora una balena, immersa nelle profondità del mare, come io in quelle di me stesso, lì dove la luce è filtrata da strati di materia e pensieri e arriva tenue e fioca.
“Sarebbe bello sentirsi un marinaio, e non qualcosa a metà tra un profeta e una balena”, pensavo, ma solo un ingenuo può credere che ad A corrisponda B. Perché nessuno più di un marinaio sa cosa voglia dire perdere la bussola, passare intere notti in cui le stelle sono la tua unica compagnia, e cavolo, appaiono così distanti. Nessuno più di una balena conosce la quiete e il senso di pace del vagare lungo fondali meravigliosi, dove non si odono i frastuoni degli uomini; Ascolto Vinicio quando ho voglia di una voce ubriaca, quando immagino di essere l’ultimo cliente di un bar con le sedie già riposte sui tavoli
Siamo tutti dei viaggiatori, in un modo o nell’altro. Tutti abbiamo una dignità nel viaggiare e tutti siamo in continuo movimento; e anche quando ci sembra di stare fermi, forse, è solo che non abbiamo capito dove stiamo andando. O forse ci siamo fermati ad ascoltare le sirene. E lì sì che siamo fregati.
Perchè il canto è incessante
ed è pieno di inganni
e ti toglie la vita
mentre la sta cantando