Felice come una Pasqua
Siate felici, è quasi Pasqua.
A Pasqua non sono tutti più buoni, per fortuna. Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Era così? In ogni caso, nessuno è mai stato diseredato per aver dato buca a un pranzo pasquale. E non dovete nemmeno dilapidarvi facendo regali. Un weekend più lungo e poi tutto torna alla normalità. Anche i festefobici possono stare tranquilli.
Nonostante per le varie religioni la Pasqua abbia un significato forse più importante del Natale, è una solennità senza dubbio sentita in minor misura, oltre che meno incrostata da cinismo e ipocrisia. Non ci sono angioletti e buone azioni (magari qualche uovo e qualche coniglio, ma di questo ne parliamo poi) e nemmeno Grinch (anti?) conformisti 2.0, che infestano le nostre bacheche Facebook con lagne di quanto sia falsa e terribile questa festività.
Non sono solo cristiani ed ebrei a celebrare la Pasqua: anche i musulmani non si tirano indietro. La Pasqua islamica si chiama Id al-adha, vale a dire “festa del sacrificio” o “festa grande”. In realtà le opinioni sull’assemblare le due festività – quella ebraico-cristiana e quella musulmana – sono assai discordanti. I fedeli più ortodossi inorridiscono davanti a questo paragone, perché le due celebrazioni hanno significati molto diversi. Secondo la dottrina ebraico-cristiana, la Pasqua è la resurrezione di Gesù, mentre nell’Islam Id al-adha è il ricordo del sacrificio che Abramo fece immolando sull’altare il figlio Isacco, per poi essere fermato dalla mano di Dio, che aveva messo alla prova la sua fede.
I più fantasiosi sono i cristiani protestanti, che si dilettano in improbabili cacce alle uova e ai coniglietti, sparsi per i rigogliosi giardini anglo-americani. In Italia ci sono le colombe, che sostituiscono pandori e panettoni sugli scaffali dei supermercati già dalla fine di gennaio. E poi, ovviamente, uova e ovetti di cioccolato. Meglio se con la sorpresa. Chi non ha fatto a gara con amici e cugini per collezionare il maggior numero di uova? S’intende, le sorprese più belle capitavano sempre agli altri.
Il fattore più gratificante, comunque, è che Pasqua segna il passaggio di testimone tra la primavera metereologica e la primavera effettiva: da quella data, al di là delle temperature, si può iniziare a parlare di vacanze, a riporre i cappotti nell’armadio, a mettere gli occhiali da sole senza sembrare milanesi imbruttiti.