Notturno
Notturno è il pensiero che non ha pace. Anche una sinfonia di Mendelssohn è Notturno.
Ma la mente, quando non dorme – e invece dovrebbe -, gioca brutti scherzi. Si rifiuta di pensare moderatamente. Riempie il vuoto del sonno con le estremità.
Euforia. Siamo capaci di tutto. Potremmo fare ogni cosa, purché non sia il caso di agire in quel preciso istante. Liste, programmi, operazioni tattiche e grandiose. Nulla è precluso sotto il piumone. Il teatro della mente è il più vivo e avventuroso. Non ci sarà la forza e la voglia per realizzarlo, però. Fiumi di pensieri straripano dalla testa al cuscino. Le idee sgorgano dalle meningi. L’audacia si tuffa nel guizzo dell’inettitudine.
Catastrofismo. Passa in rassegna lo spettacolo mancato di una vita. Le cose non dette, non fatte o rimandate di anni e minuti preziosi. Il risentimento per un troppo poco che nella quiete del mattino o nel torpore della routine passa indisturbato.
Fa paura la notte. Si è soli con la lucidità più crudele. Ci si confessa l’inconfessabile, dicendosi tra coscienza e autocoscienza quello che non si è in grado di ammettere alla luce del sole e nemmeno a quella di una abat-jour.
Riflessioni, propositi, rimproveri che partono dalla cute e arrivano alle punte dei piedi. Si attorcigliano, si ingarbugliano, per perdersi poi sotto il giogo di un sonno arrivato un po’ tardi.
Come queste righe. Che ovviamente non ho scritto quando le ho pensate, ieri notte, perché allora mi trovavo intrappolata tra la cortina del copriletto e il muro sfondato dei pensieri. E mai, proprio mai, avrei acceso la luce e messo in moto il pc.
Ora è mattina.