Dell’ (in)utilità del maschio
I maschi sono inutili?
Sì, stando a quanto dice, più o meno provocatoriamente, il libro di Telmo Pievani e Federico Taddia uscito una manciata di mesi fa, pubblicato da Rizzoli: Il maschio è inutile.
Entrambi legati al mondo delle scienze, i due alternano fra le pagine curiosità provenienti dal mondo animale e storie di casi umani alquanto bizzarri.
Esempi? Da una parte la narrazione delle coppie omosessuali di albatros femmine che usano i maschi soltanto per farsi fecondare, dall’altro il massaggiatore di strada di rue Mouffetard, a Parigi.
Cosa c’è in comune? La marginalità della virilità maschile, probabilmente. Nel caso degli albatros il maschio altro non è che un inseminatore, mentre in quello di André Choukroun, inventore di un metodo di massaggio on the road di breve durata e relax assicurato, la virilità si ritaglia uno spazio pressoché inesistente per lasciare spazio ad altre doti non strettamente collegate all’essere maschio in quanto tale.
Accade di nuovo quando si racconta l’esempio della rana pescatrice, le cui femmine sono enormi e si portano appresso, attaccati alla pelle, minuscole miniature pisciformi che poi scopriamo essere proprio esemplari di maschi, attaccati ad esse con il fine unico di fornire loro, di tanto in tanto, spermatozoi.
E c’è l’aneddoto umano del ragazzo che per alcuni mesi decide di nutrirsi soltanto di cibo trovato nella spazzatura per ribellarsi al dilagante spreco di cibo.
Se il primo pesciolino che trovano per strada è dello stesso sesso, uno dei due muterà il proprio, pur di affrettare l’accoppiamento e mettersi in salvo!
Tornando nel mondo umano, il racconto del microcosmo del cohousing: piccola comunità i cui appartenenti vivono dividendo alcune spese ed alcuni prodotti ma rimanendo poi in assoluta autonomia l’uno dall’altro. Un modo di ridurre i costi vivendo in parte come una grande famiglia ma ritagliando comunque ognuno la propria indipendenza
Fuori dai cliché, gli uomini esemplari secondo Taddia e Pievani sono proprio loro: gli uomini che non fanno niente di esclusivamente maschile, che si reinventano al di là degli stretti limiti dettati dallo stereotipo del macho latino. Inizialmente si stenta a trovare il nesso fra aneddoti ripresi dal mondo umano e nozioni inerenti il mondo animale. Poi tutto torna.
Ed emergono maschi che, in senso strettamente biologico, hanno un’utilità davvero limitata. Scopriamo un universo regolato da femmine, in cui anche il sesso non sempre è necessario – si pensi ad esempio alla partenogenesi.
Da che mondo è mondo, dunque, perché si continua a fare sesso?
Il sesso non è che una sorta di assicurazione parziale della salvaguardia della specie
Anche la scelta del partner maschile, che tanto sembra dettata da parametri fisici, nasconde una sua utilità rivolta al futuro e al mantenimento di qualcosa di più della semplice bellezza estetica. Leggendo, si scopre la tesi secondo cui humor, arte, musica, poesia, dramma, virtù morali e ideali politici si siano fatti spazio e aggiudicati valore proprio perché considerati una discriminante in senso biologico. L’individuo che ne fa sfoggio salta all’occhio rispetto agli altri maschi ed avrà quindi più possibilità di prevalere ed essere scelto dalla femmina, che gradirà l’idea di rivedere un tale genio riproposto nella propria prole. Ecco quindi il giardiniere satinato, uccello australiano, costruire un piccolo giardino ed arredarlo con bacche, fiori, foglie e piume pur di attirare l’attenzione della femmina. Ecco quindi i virtuosi canti, ecco il piumaggio splendente. Dietro a tutto, c’è una scelta di base sessuale ed anche qui, quindi, una sorta di scelta volta alle generazioni future.
Oggigiorno si critica chi si basa soltanto sull’aspetto fisico per la scelta del partner. Di certo, fra gli esseri umani sarebbe riduttivo basarsi soltanto su questo parametro, ma leggendo Il maschio è inutile scopriamo che nel mondo animale la pratica è assai diffusa. Su tutti, viene preso ad esempio il pappagallo: con le sue colorazioni rosse ed arancioni, fa sfoggio dell’abbondanza di carotenoidi nel suo corpo. Se queste sostanze, benefiche per il sistema immunitario, contro gli attacchi parassitari e lo stress metabolico, sono così bene investite nel becco e nel piumaggio, di certo le probabilità che la prole goda di buona salute sono alte! Non è una proposta di ritorno ai criteri di selezione animali, ma un tentativo di considerare le cose in maniera più concreta. Pensarci oggi, in un mondo che troppo spesso propone immagini di ragazze sottopeso, che rasentano l’anoressia, come modello ideale, potrebbe essere un buon punto di riflessione: perché non riprendere come criterio di valutazione – generale ed anzi, più di sé che del partner – il fattore oggettivo della salute del proprio corpo?
Perché non riprendere come criterio di valutazione – generale ed anzi, più di sé che del partner – il fattore oggettivo della salute del proprio corpo?
Un mondo di agguerrita frustrazione, quello maschile che viene delineato nel libro. Interessante però è la rivincita di alcune femmine, ad esempio nelle galline, che riescono ad espellere lo sperma non desiderato iniettato nel loro corpo. E già qui la mente elabora film fantascientifici su quanto meno dolore ci sarebbe se anche le donne potessero fare così: non la cancellazione di un trauma, ma una sorta di rivincita a denti stretti e di espulsione, almeno fisica, della violenza.
Con ironia brillante, Pievani e Taddia raccontano sì i maschi di oggi e la loro (presunta?) crisi, ma ciò che più interessa è lo sguardo che lanciano sul mondo animale.
Quanto alla posizione ideologica in sé, sorgono piccole critiche. Personalmente, ad esempio, non ho gradito la forzatura dell’ironia in frasi come: ogni analogia con il mondo umano è lasciata alla valutazione del lettore, quando si parla di femmine alla ricerca dell’esemplare maschile migliore. Probabilmente c’è una parte di me che rifugge l’accostamento completo all’animale, sebbene io ritenga che il loro universo possa fungere agli esseri umani di oggi come richiamo alla semplicità ed alla concretezza, a volte. C’è la mancanza di uno sguardo critico su un mondo che purtroppo perpetua la sua natura maschilista. Ma non era questo l’obiettivo del libro, è chiaro. Ed è bello e giusto così.
Il maschio è inutile è un gran bel libello pieno di curiosità scientifiche, ironia a soffiate e storielle di umanità bizzarra. Soprattutto, si arriva a fine lettura scoprendo a cosa serve il sesso al di là del piacere e perché per secoli si è fatto di tutto per risultare esteticamente migliori invece di puntare l’accento su altre doti. E l’idea di questa costante preoccupazione che emerge, per il futuro e per le proprie discendenze, fa un po’ tenerezza ai sognatori e a chi ama guardare il mondo con meraviglia.