Di padre in figlio
C’è sempre il padre nel nostro sangue, nella memoria, nel desiderio. Nel padre che siamo noi, in quello dei nostri figli. E’ la radice ypsilon. Il maschile dei geni
Vediamo cambiare sotto i nostri occhi i ruoli, i modi di viverla e concepirla, la paternità, ma il suo valore non cambia. Vediamo cambiare i nostri padri oppure vorremmo poterli guardare ancora invecchiare insieme a noi, ma non possiamo. Vorremmo che vivessero ancora per vederci essere genitori a nostra volta o realizzare i sogni e gli obiettivi di cui avevamo parlato con loro, un tempo. Vorremmo avere accanto padri che se ne sono andati, vorremmo essere capiti da padri che non lo hanno fatto o essere ancora riconosciuti da padri ammalati, chiusi oramai in un loro mondo che sembra irraggiungibile. Accade anche che la vita abbia portato noi lontano da casa. I distacchi si consumano in molti modi, ma non sono mai definitivi. C’è sempre il padre nel nostro sangue, nella memoria, nel desiderio. Nel padre che siamo noi, in quello dei nostri figli. E’ la radice ypsilon. Il maschile dei geni. Tenerlo vicino anche solo nel pensiero, nella memoria, equilibra la natura della vita. Ed è per questo che oggi, in questa giornata dedicata al padre, abbiamo deciso di portare alcune nostre riflessioni, per celebrarne la figura insieme ai lettori.
Passerotto bello di papà. Sono passati tanti anni, da quando mi chiamavi così. Ancora, a volte, ti scappa. Nonostante il mio aspetto sia ormai così lontano dalla bambina che facevi volare tra le tue braccia, che in quelle braccia voleva sempre stare. Ricordi quando ti regalai quel libricino? Mi misi a piangere quando arrivai alla frase: Sono felice quando, la sera, sento girare la tua chiave nella toppa. Avrò avuto, non so, forse sette anni e mi misi a piangere perché quel momento lì, in cui ti potevo saltare addosso, era davvero il più bello della giornata. Eravamo tutti insieme, e quella sì che era la vera felicità. Oggi è la tua festa, quindi: tanti auguri, papà! Ti scrivo un pensiero che valga come l’abbraccio che non posso darti da qui, dove sono volata e atterrata. Scrivo alla mia storia dentro di te, e faccio gli auguri ai tuoi occhi che l’hanno guardata, alle tue braccia che l’hanno sostenuta e alle tue parole che l’hanno guidata. Zelli-Zen, il tuo piccolo passerotto è ancora pieno di gioia, grazie a te.
– Francesca Zelli –
La festa del papà era, e resta, le frittelle di riso della mamma. Ti piacevano tanto babbo, e lei non mancava di friggerle, invadendo di quell’odore vanigliato la casa. Le facciamo anche ora, se abbiamo la fortuna di essere tutti insieme, o se la mamma viene a trovarci le fa per il padre dei nostri figli. Ed è come averti ancora qui. Sentire il tuo passo che si avvicina al piatto, le tue espressioni di gratitudine e gioia per poterle gustare. E’ un momento intimo, in cui il padre è al centro della vita casalinga. E mi vengono in mente anche quelle brioche dolci che facevi tu nel forno quando la mamma era via per lavoro, pensando che andassimo nutriti bene a colazione, prima della scuola. Scambi di dolcezze, e intercambiabilità di ruoli, per ricordarci che essere padre, dare e ricevere la paternità, è importante. Niente di commerciale e convenzionale babbo, solo raggiungerti col ricordo e con la tradizione anche adesso, che non posso più mettere una frittella nel palmo della tua mano così simile alla mia.
– Anna Bertini –
Un po’ Senna un po’ Nuvolari. Sulla Salerno-Reggio baciata dal sole, avevo gli occhi incollati sul tachimetro
– Paolo Vecchione –
Non me n’è mai fregato nulla della festa del papà. A scuola mi toccava fare lavoretti e scrivere poesie per quel giorno. Non avrei mai pensato di avere rimpianti per quell’indifferenza. E nemmeno avrei creduto di odiare le sposine accompagnate all’altare dai loro padri. Ora che potrei dirti tante cose, aprire veramente la porta del mio mondo al tuo ascolto e ai tuoi consigli, non mi resta che la consolazione dei ricordi. Come quella vigilia di Natale 2000, che mamma non voleva festeggiare. Ancora la casa non era addobbata. E allora tu mi portasti a prendere l’albero con le palline. Nel negozio trovammo anche questo. L’uccellino nella gabbia sei tu. Devi solo avere il coraggio di spiccare il volo, mi dicesti. Ci sto provando, papà.
– Chiara Daffini –
Una foto che cristallizza due persone in un istante di un tempo infinitamente lontano. Lontano dalle incomprensioni, dai rancori e dalle croste di troppe parole stratificate
– Elisabetta Pinna –
Nel giorno della festa dei padri, vorrei ringraziare le madri che ci rendono genitori, e i figli, che ci rendono papà. Tanti auguri.
-Massimiliano Maccaus-