Panda Cross, il mito si fa adulto
Era nocciola, una Panda 30, e per trenta si intendevano proprio i cavalli motore. Nel suo esagerato minimalismo era pure una versione accessoriata: poggiatesta anteriori e tergilunotto, insomma una top di gamma. Non era mia, ma potevo usarla quando il proprietario, un amico, andava fuori città per lavoro. Leggera, squadrata, easy, semplice. Ricordo il cambio, un quattro marce. La leva poco più di un manico d’ombrello con alla sommità una pallina di plastica nera. E che dire di lunotto e parabrezza completamente piatti. Per me, ragazzotto patentato da poco, rappresentava in formato gigante una delle macchinine con cui avevo giocato fino a pochi anni prima. Ricordo ancora con nostalgia lo sfarfallio del suo piccolo motore a due cilindri, ma che senso di libertà riusciva a trasmettere, impagabile, nonostante le prestazioni fossero ridotte davvero ai minimi termini. Mi ci vedevo proprio bene su quel sedile simile ad una sdraio da spiaggia. Lamiere a vista ovunque, di una vera plancia neppure a parlarne, portafogli che navigava da destra a sinistra e viceversa ad ogni curva libero nell’enorme tascone di tessuto davanti ai passeggeri, visto che non esisteva un vero cassetto portaoggetti. Spartana al massimo ma in ogni caso funzionale, a tratti direi splendida per chi, fino a pochi mesi prima, girava in motorino anche con la pioggia. Una creazione di Giorgetto Giugiaro destinata a diventare un vero mito.
Oggi mi ritrovo a provare la recentissima Panda Cross, discendente diretta di quel gran colpo… di intuito che fu la sua antenata
Mentre la porto a spasso giocando con tutti i suoi gadget, schiacciando ogni pulsante possibile sul volante per carpirne l’utilità, mi rendo conto di quanto il concetto di city car si sia evoluto con il tempo e neppure ho potuto fare a meno di pensare a quel ragazzino in Panda nocciola che non so quanto immaginasse di diventare l’uomo di oggi. Troppe cose mi sfuggono, troppe cose ho dimenticato, spesso ho la sensazione di averlo tradito in qualche modo. Anche un’auto può farti fare un tuffo carpiato nel passato e devo dire che questa giornata si sta rivelando molto più emozionante di quanto potessi credere. Nella vita quasi tutti abbiamo avuto un oggetto che ha caratterizzato momenti importanti. La mia passione per le auto nasce in culla e quindi il mio oggetto non poteva che essere qualcosa su quattro ruote. Quella scatoletta nocciola mi diede la sensazione di essere diventato adulto, un nuovo senso di responsabilità. Realizzavo che stavo diventando grande. Qualcuno mi aveva rilasciato un documento autorizzandomi a guidare una vera auto, e questo significava preservare la mia e l’altrui incolumità. Ho sempre amato le macchine ed ho sempre portato un grande rispetto nei loro riguardi. Sono mezzi fantastici in grado di aprirci nuovi orizzonti, di condurci dove abbiamo solo sognato di andare. Sono compagne fedeli, ma esigono rispetto e un minimo di dedizione. Come me questa macchinina è cresciuta, siamo diventati adulti insieme. Lei però ormai è una diva, vero riferimento della categoria. Nel suo segmento è il modello con il maggior numero di varianti, compresa questa versione integrale che la assimila più ai mini suv che alle auto da città. Ben piantata per terra, non scodinzola neppure nei repentini cambi di traiettoria necessari ad evitare le voragini dell’asfalto sulle nostre strade, conseguenza di questi mesi di pioggia. É diventata concreta, più matura, continuo a paragonare la sua evoluzione alla mia. Conserva la sua indole pratica, sbarazzina, senza età, ma a tutto questo non ha potuto fare a meno di aggiungere l’esperienza. Dalle grandi ha mutuato tutti i sistemi di sicurezza di cui è dotata, dalla vita ha imparato che bisogna essere forti e coriacei perché il pericolo può nascondersi dietro l’angolo. La sua innata allegria sta sempre li, con l’unica differenza che oggi sa dosarla meglio. Sa essere seria quando deve, e sa sfoderare il lato da monella se serve. Non mi stupirei di vederla parcheggiata davanti ad un grande Teatro d’Opera ma neppure sul più “casinaro” dei lungomare. Ha davvero tante anime, tutte valide, tutte fruibili. A suo agio sulla neve, stupenda là dove i grandi fuoristrada devono arrendersi, perfetta nella jungla urbana, sicura di sè in autostrada e tangenziale. Il concetto di fondo della vecchia Panda degli anni ottanta è rimasto inalterato, ma tanta sostanza è stata aggiunta. Che mi somigli un pò, che ne pensate?
L’auto è stata gentilmente fornita da Motor Village, Corso Meridionale 53 Napoli: https://www.motorvillageitalia.it/sedi/napoli