Il porcetto non si tocca
Toccare il porcetto a un sardo è come sputare sulla foto della mamma. Il porcetto è un simbolo, un monumento, un’icona sacra dell’isola. No, non l’isola dei famosi, l’isola dei sardi. Eppure questo nostro porcetto l’Unione Europea proprio non lo vuole. Dicono sia per la peste suina. Bene, la popolazione sarda dovrebbe essere stata sterminata da almeno un trentennio se questo fosse il vero motivo.
Certo, prendere delle precauzioni non è sbagliato, ma allora spiegatemi perché uno stuolo di crucchi versione biciock, Siamo destinati a restare una colonia, una Cuba senza il Che e senza Fidel, ché i nostri politici non son degni nemmeno di pronunciare tali nomi.
Va bene il coccodrillo, quello si che è un animale sano e privo di controindicazioni. Eppure, secondo me, col mirto non ci sta bene per niente. Ma ve lo immaginate il coccodrillo a tranci servito su un lettino di sughero e mirto? No, proprio non ci riesco.
Siamo sempre alle solite: venire in Sardegna trattandola come una colonia, Paradiso delle élite va bene, dare una mano per promuoverne l’economia giammai. Ma la colpa è nostra. Noi sardi, popolo orgoglioso, con l’ospitalità nel cuore, le palle in tasca e qualcosa altrove, che poi sempre lì si va a finire. Sottomissione. Alla fine sempre sottomessi. Sottomessi a un governo che il popolo non riconosce come tale, sottomessi da secoli di storia, sottomessi economicamente con un embargo subdolo. Ripeto, colpa nostra. Nostra che abbiamo lasciato che fosse per troppo tempo.
Ci arrotoliamo in una bandiera con 4 mori, bandiera di cui la maggior parte di noi ignora il significato, ma non le rendiamo onore, anzi, addirittura c’è chi avrebbe voluto sostituirla per rispetto. E il nostro rispetto? Niente da fare, è affondato con le presunte rovine di Atlantide. C’è chi sostiene che fosse proprio in Sardegna. Eppure una volta siamo stati un popolo fiero, consapevole. Poi un intoppo, un incidente nella catena del dna e il sardo è rimasto balente, ma solo con la bottiglia di Ichnusa in mano o col bicchiere di vino sincero di produzione, di quello che ai turisti li mette in ginocchio dopo due bicchieri.
Siamo destinati a restare una colonia, una Cuba senza il Che e senza Fidel, ché i nostri politici non son degni nemmeno di pronunciare tali nomi. Resteremo l’isola del mare da sogno, tanto bella ma cara, tanto bella ma quanto si spende, perché sembra che la Sardegna debba ridursi alla sola Costa Smeralda, tanto bella ma soppiantata da un Salento decisamente più abbordabile.
Bene, continuiamo così, sotto a chi tocca, offresi terreno ai migliori acquirenti, che ci frega se piazzeranno le centrali nucleari? E allora va bene così, poveri giganti di Monti Prama, che se potessero tornerebbero sotto terra, povera la nostra giudicessa Eleonora, meglio non veda come ci si vende allo straniero e come ci si inginocchia a capo chino davanti alla sentenza che nega al porcetto la presenza all’Expò. E per favore, non chiamatelo porceddu, non vi rende più simpatici.