La dismisura
Il costante, struggente desiderio di qualcosa che non ha nome, che non ha consistenza, che non ha struttura.
Niente a che vedere col tangibile, col materiale, con ciò che si può perdere e poi riavere, rompere e poi ricostruire.
Niente che riguardi quello che c’è oltre i confini definiti di occhi e di mani.
Ciò che miete più vittime è la dismisura. L’eccesso maniacale di conoscere, sapere, forse vedere, certamente comprendere… e la sicura sconfitta a cui tutto questo porta. Compresa l’incapacità di non riuscire a determinarsi, a darsi una dimensione. E come sarebbe possibile sintetizzarsi in qualcosa se non si ha prima cognizione di tutte le cose? Il male di Faust è il surrettizio male a cui tutti gli esseri consapevoli soccombono. Persi nel non sapere continuiamo a ipotizzare leggi, a regolare vite, a organizzare popoli.
Ma anche il Tempo ha bisogno di spazio, e di respiri profondi
Ma la necessità di conoscenza non frena la scalata della stessa nelle menti accese, e carezza, e coltiva la loro insoddisfazione. Avida come l’insaziabile pozzo delle danaidi. Senza tregua, senza posa. E il Tempo non è quasi mai complice. Anzi amplifica il senso di vuoto ogni volta che passa invano, senza riuscire, noi, a incamerare sapere. Ma anche il Tempo ha bisogno di spazio, e di respiri profondi, per assaporare il trascorrere inarrestabile e lento dei suoi passi. Solo un’anima senza pace potrebbe condannare la clemenza di un Tempo che a volte assolve e altre ammorbidisce gli spigoli di ciò che si lascia alle spalle, solo un’anima senza pace… l’udienza è tolta!