Storia di un naufragio – seconda parte
Articolo in due parti: leggi qui la prima puntata
Ricovero
le sue condizioni fisiche erano ottime. Era pressoché incredibile che un essere umano che avesse trascorso 20 ore nelle condizioni che abbiamo descritto non avesse alcun serio o meno serio problema di salute: Dimitra non era neppure raffreddata.
Dopo che furono create le condizioni perché si riscaldasse e rifocillasse, venne sottoposta a tutti i controlli del caso. Potè parlare con i suoi affetti più intimi; suo figlio e suo fratello organizzarono subito il viaggio per andarla a trovare. I controlli ebbero un risultato stupefacente. Una volta che la sua temperatura corporea fu tornata alla normalità, i medici si pronunciarono sullo stato di salute affermando che le sue condizioni fisiche erano ottime. Era pressoché incredibile che un essere umano che avesse trascorso venti ore nelle condizioni che abbiamo descritto, le tragiche condizioni in cui si vennero a trovare i passeggeri sul Norman Altantic in fiamme, non risentisse di alcun problema di salute. Dimitra non aveva alcun problema respiratorio. Non era neppure raffreddata. Persino le sue corde vocali – che furono prese in attento esame dato che a Capodanno avrebbe dovuto cantare a Rimini nel Nabucco di Verdi nel ruolo di Abigaille, un ruolo veramente impegnativo per lo strumento vocale umano – erano intatte, e non mostravano nemmeno un minimo sintomo di infiammazione. Dopo il fumo, il freddo, il bagnato, dopo tutto questo, il suo corpo era in forma perfetta. Lei stessa stentava a crederlo.
L’impegno professionale la incalzava, era difficile pensare al lavoro in quella notte, con tutta l’emozione, la tragicità di quel momento. Eppure, non si poteva aspettare molto per prendere la decisione: cantare, o no? Il fisico non lo impediva, questo il responso incredibile dei medici. Quindi spettava a lei decidere. Certo, la sua mente ora andava altrove. Al momento in cui avrebbe riabbracciato il figlio, i suoi congiunti. Non ci aveva sperato troppo nella salvezza, su quel traghetto, in quell’inferno. Era felice come una bambina.
Doveva cantare, doveva calcare le scene, tirare fuori la tigre, anche se ora si sentiva una piccola gattina bagnata
Ma non erano questi i parametri che lei doveva considerare per decidere. Questa volta, era dentro di sé che contava di guardare. Dimitra capì che se avesse rinunciato, se si fosse fatta prendere dall’angoscia, dai fantasmi di quell’episodio occorso nella sua vita, forse, avrebbe potuto non cantare più per lungo tempo. Se la paura l’avesse sopraffatta adesso, forse avrebbe vinto l’inconscio. Non sarebbe stato mai più facile salire su un palcoscenico, davanti a un pubblico, senza pensare alle cose brutte e impreviste del destino. Si sarebbe rotta la confidenza con la sua vocazione, con il suo talento.
Doveva cantare, doveva calcare le scene, tirare fuori la tigre, anche se ora si sentiva una piccola gattina bagnata, e aspettava solo il momento di rivedere i suoi cari e di avere un po’ delle coccole della vita che le spettavano di diritto dopo una così truce avventura. E così, attendendo quel domani, si addormentò.
Dal giorno dopo, il naufragio del Norman Atlantic nella vita di Dimitra Theodossiou appartenne al passato.
Incontri
Le foto ritraggono Dimitra con suo figlio Alexander, suo fratello Kosta e il suo caro amico Augusto all’indomani del naufragio. Sulle sue labbra c’è un sorriso tenero e grato. Grato dell’amore e della salvezza. Lei sembra una bambina che ha vissuto una qualche imprevista avventura, di quelle che talvolta capitano quando disubbidisci e ti cacci in un guaio.
Guarda i suoi cari con dolcezza, ed è felice, senza mezzi termini. La sera stessa decide di raggiungere la compagnia a Rimini per le prove. Anche il regista la accoglie con l’entusiasmo dovuto a chi – dopo aver provato sulla pelle una tragedia simile – si reca a fare il proprio dovere con la massima professionalità, come se nulla fosse successo. La compagnia la festeggia, ed è in un’atmosfera di serenità e cameratismo che Dimitra riprende serenamente con i propri impegni.
Occhi puntati sul debutto
capì che se avesse rinunciato, se si fosse fatta prendere dall’angoscia, dai fantasmi di quell’episodio occorso nella sua vita, forse, avrebbe potuto non cantare più per lungo tempo
Il regista della produzione di Rimini è Enrico Stinchelli, il mitico conduttore del programma La Barcaccia su Rai 3, un cult per gli appassionati d’opera. La presenza della naufraga Theodossiou in una produzione che debutta proprio a Capodanno è ovviamente di grande richiamo. La protagonista dell’avventura e dell’opera potrebbe giustamente sentirsi stressata da questa situazione, potrebbe avvertirne la tensione. Ma per Dimitra le cose sono chiare. L’essere sopravvissuta a quella tragedia ha messo in nuova luce gli impegni della sua vita. Il canto è e resta la sua vocazione, della quale ha avuto la fortuna di fare un lavoro. Gli è stato conservato miracolosamente di vivere con le persone a lei care, e fare un lavoro che ama. Non c’è bisogno di temere. Lascerà parlare la sua emozione, la sua gratitudine. E il resto verrà di conseguenza.
La sera del primo gennaio 2015 Dimitra canta a Rimini, in un palazzetto gremito, il ruolo di Abigaille nel Nabucco. Il suo piglio in scena e la sua esecuzione canora di altissimo livello le garantiscono un trionfo. Il pubblico caloroso è grato che sia lì nonostante quello che ha trascorso, e la ringrazia con il proprio applauso.
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Come cambia la vita
Dopo Rimini, la vita e la carriera di Dimitra riprendono normalmente, con la sola noia dei vari iter e documenti da approntare per la pratica di assicurazione e risarcimento danni subiti nel viaggio sul Norman Atlantic. In una di queste pause di lavoro riesco finalmente a incontrarla, e a farmi raccontare questa storia. Mi confida di sentirsi molto cambiata interiormente.
Mi sento come nata un’altra volta. Molto è cambiato: l’atteggiamento verso me stessa, il lavoro, le mie priorità. Innanzi tutto ho imparato a volermi bene diversamente. Non ho più l’impressione che il mio valore personale sia collegato a quello della cantante, dell’artista. Io valgo in quanto persona, in quanto me. Il lavoro resta importante, mi da tanto, ma potrei anche smettere di lavorare, se pensassi di essere arrivata alla fine di un percorso. Non penso più che la mia vita sia realizzata solo attraverso il mio canto: pur con quanta passione io possa mettervi, con la grande importanza che questo ha sempre avuto e avrà. Gli affetti, la famiglia, la serenità: ora so che questo conta.
Relitti di naufragio
Il Norman Atlantic dai primi giorni dell’anno si è trovato sotto sequestro in mano dell’Autorità portuale italiana, prima a Brindisi e poi a Bari. Dei numerosi dispersi e dei cadaveri ritrovati più tardi sulle coste pugliesi e albanesi nessuno parla più da molto tempo.
Indagare le condizioni del traghetto all’inizio è stato difficilissimo: la temperatura a bordo si è mantenuta per giorni oltre i 140 gradi, e molto fumo è rimasto ingabbiato negli antri dei garage. Ma a poco a poco, sì è potuta fare una relazione sullo stato del relitto.
Sicuramente, sono stati trovati corpi carbonizzati di uomini dentro ad alcuni mezzi pesanti. Persone che non avevamo mai avuto il coraggio di abbandonare i garage, nonostante l’incendio. Evidentemente clandestini. Può darsi che ci fosse stato un traffico di illegali gestito a insaputa della compagnia di navigazione, quella sera, su quella tratta. Sicuramente, il carico in mezzi pesanti del traghetto era eccessivo. Alcuni serbatoi di benzina sono ancora pieni, ed è incredibile che con quel calore a bordo non siano scoppiati. Alcuni ponti sono inagibili.
Miracoli
ci sono una decina di auto che sono completamente intatte con il loro contenuto dentro. Una di queste è la sua.
Per me questo salvataggio è un miracolo, mi dice Dimitra. Quando la mia amica volle affidarmi l’icona dell’Arcangelo Michele dicendomi che ne avevo bisogno per proteggermi durante il viaggio, all’inizio mi stupii, ma poi feci mio quel messaggio, e più d’una volta, come ti ho detto, sono tornata sui miei passi per portare quell’icona con me.
Ho pregato davvero quell’Arcangelo, lo stavo pregando anche poco prima che arrivasse l’elicottero a prendermi, e non lo attendevo davvero più in quel momento. E poi sai una cosa veramente incredibile? In Grecia l’Arcangelo Michele è il protettore dell’Aereonautica Militare.
Conosco Dimitra come una donna molto forte, capace di mettere grande passione e grande fede nelle cose che fa. La ammiro per questa sua capacità di leggere i miracoli della vita, di credere nei segni immateriali.
Certamente è un grande miracolo averla ancora qui con noi così indomita, dopo aver vissuto l’incredibile incubo di quel viaggio sul Norman Atlantic.
Le auguriamo di poter dimenticare presto tutto quanto, e guardare avanti, ringraziandola per aver voluto metterci a parte delle sue emozioni.