Donna
La donna è l’essere più complicato del Creato. E chi lo dice non è un maschilista misogino, ma una donna tra tante che sa di cosa sta parlando. Siamo complicate a livello fisico molto più degli uomini, esseri molto più semplici in tutte le loro peculiarità.
Complicate a livello psicologico; difficili da comprendere sono i nostri sbalzi d’umore, i nostri silenzi che attendono reazioni che non verranno mai, le nostre preoccupazioni. Indubbiamente non invidio l’uomo che ha il compito ingrato di cogliere al massimo il 10% del misterioso mondo femminile.
Rispettare significa riconoscere i diritti, la dignità altrui, astenendosi quindi da ogni parola o azione che possa offenderli.
Come la famosa canzone della Mannoia recita: “Siamo così … dolcemente complicate”. Poche parole per dire tutto. Sì, perché lo siamo dolcemente. Sarebbe tanto facile semplificarci. Basterebbe il rispetto. Per la nostra forza, il nostro coraggio, la nostra caparbietà, la nostra capacità di donare amore incondizionato. Rispetto anche solo per la difficoltà che viviamo ogni giorno nell’essere guardate, ancora oggi, semplicemente come oggetti del desiderio senza facoltà intellettive. Sembra assurdo, ma nonostante siano passati tantissimi anni dalle lotte femministe, ancora nel 2015 si deve sentire che una donna viene discriminata in quanto tale. In famiglia nel ruolo di moglie e madre, al lavoro in quanto portatrice sana di intelligenza e cultura, nella società nelle sue molteplici sfaccettature quotidiane.
Ebbene, è stancante dover sempre dimostrare di più, lottare di più, urlare di più per farsi ascoltare. Ma una cosa è certa. Potete pure dimenticare l’eventualità che questa stanchezza prevalga in noi e ci porti alla resa. Siamo così temprate ormai che nulla potrebbe farci arrendere. Quindi rilassatevi uomini retrogradi e fate spazio a quelli che invece hanno ben chiaro che siamo decisamente alla pari su moltissimi ambiti.
Alla lunga ciò porterebbe anche questi soggetti a migliorarsi. Rispettare significa riconoscere i diritti, la dignità altrui, astenendosi quindi da ogni parola o azione che possa offenderli. Questo vale per qualunque essere vivente e non solo per la donna. Ma pensateci bene, forse per lei, creatura che vi mette al mondo, che partorisce con dolore i vostri figli, che vi ama ogni giorno della vostra vita, o magari che lavora al vostro fianco con rigore e tenacia, forse varrebbe ancor di più.
Altra cosa importante è rispettare la donna in qualsiasi fase della sua vita. Va rispettata da bambina, da adulta e da anziana, perché in ogni età deve essere considerata degna di stima, attenzione, considerazione e riguardo.
Proprio di grande devozione verso il genere femminile è pregno il dipinto realizzato nel 1905 dal grande artista austriaco Gustav Klimt intitolato Le tre età della donna. Si tratta di una delle pochissime opere che abbiamo l’onore di custodire in Italia, precisamente nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Analizziamo l’opera.
Su uno sfondo astratto e rarefatto, che somiglia ad una pioggia dal ritmo scandito, si stagliano tre figure centrali. Partiamo da quelle poste a destra. Una piccola bambina dorme angelicamente tra le braccia di una giovane donna. Questa donna è la sua mamma. L’amore che lei prova è davvero grande e Klimt vuole farlo sentire sulla pelle a chi osserva questo quadro. Decide allora di far assumere una posizione quasi innaturale alla testa della giovane, proprio per sottolineare che è proprio tanta la felicità che prova nel cuore stringendo la sua creatura. L’amore più puro che una donna possa esprimere; l’amore assoluto di una madre. L’unione tra le due è rappresentato dal velo che cinge le loro gambe, quasi a volerle legare indissolubilmente. A sinistra invece troviamo tutt’altra tipologia di soggetto. Un corpo magro, dolente e smunto. Completamente diversa è la carnagione, la postura e la grazia. Un corpo che ha dimenticato la bellezza della giovinezza. Anche questa volta il capo è chino, ma su sé stesso a differenza del precedente, ed una mano nasconde il viso forse piangente. In alto c’è la forte presenza del nero, colore che rappresenta l’inevitabile scorrere del tempo, proprio come quello sotto ai piedi dell’anziana donna. Le tre fasi della femminilità, con le sue gioie e i suoi dolori.
A quella donna segnata dallo scorrere del tempo vorrei poter dire: “Non soffrire per l’avanzare dell’età. Hai vissuto la tua vita e hai tantissime cose da raccontare. Il tuo corpo è cambiato, ma se qualcuno non accetta l’idea di invecchiare, in realtà non ha saputo vivere pienamente la propria vita. Ogni ruga, ogni macchia della pelle è segno che tu la vita l’hai affrontata e goduta fino in fondo. Donna, amati e rispettati sempre e non permettere a nessuno di giudicarti o ferirti. Sei la fonte della vita e, in quanto tale, meriti di essere considerata divina e per questo inviolabile”.