Sembra plastilina, ma si mangia
Sembra plastilina, ma si mangia. Ed è pure buona. Non solo perché ha un sapore gradevole, ma anche perché è divertente. Ci potete fare di tutto: giocarci un po’ prima di metterla in bocca. Scaldarla nel microonde. Metterla in forno e ricavarne biscotti. Oppure in frigorifero e sfidarvi a morderla quando è fredda e dura.
Se non siete americani o culturisti, probabilmente non avrete capito di che sto parlando. E fare il nome di una marca alimentare mi duole. Ma non c’è altro modo per descrivere l’oggetto in questione. Si tratta delle barrette Quest. Meglio note come Quest Bars. Ammetto che il termine barrette è in questo caso un anglismo, non una traduzione corretta. Ma in Italia non esiste nulla di simile, Sì, me l’hanno insegnato da piccola che il cibo non è un oggetto. E no, non l’ho mai imparato.
Poi ho visto di che si trattava e mi sono ricreduta. Probabilmente queste bars ci sono anche di altre marche e non sono solo prodotte dalla Quest nutrition, ma per ora quelle da me citate sono le più note sul mercato. Un mercato chiuso, in vero, quanto meno nel nostro paese, dove le Quest bars vengono puntualmente fermate alla dogana e scambiate per panetti sinistri. Invece nel Nord Europa e negli Stati Uniti le si può trovare ovunque, un po’ come da noi gli ovetti Kinder.
In questo spazio parliamo di oggetti. Le Quest bars sono cibo. Dunque, se qui vi sto parlando di loro, il sillogismo vuole che esse siano oggetti. Sì, me l’hanno insegnato da piccola che il cibo non è un oggetto. E no, non l’ho mai imparato. Tutto può esserlo. Come tutto può essere un gioco. Anche l’amore, no? Ad ogni modo, non è sui sentimenti elevati che voglio parare il colpo. Il motivo che rende queste barre gommose tanto interessanti è la loro potenzialità sociale. Una volta che arrivano dall’America, dopo averle acquistate su qualche sito on line e aver atteso mesi – o se siete fortunati settimane – e dopo aver ricevuto dal Ministero della Sanità un plico da compilare per dichiarare che non state importando droga, dopo che in codesti fogli da spedire alla dogana avete dovuto scrivere che uso fate delle Quest bars (e qui uno si chiede: quale tra i tanti usi mi conviene palesare?), nel momento in cui aprirete quegli scatoloni grigio topo contenenti il Graal profano, non potrete esimervi dal rendere partecipi i vostri amici e i vostri familiari.
Questi ultimi partiranno prevenuti. Ma che fai, ti mangi le cose iper-proteiche? Che schifo! Se vuoi i muscoli vai in palestra. Poi vedranno che si tratta di snack al cioccolato, alla cheese cake, al marshmallow, al biscotto o al burro d’arachidi. E continueranno: beh, visto che ci siamo, assaggiamole un po’. Ecco. Da lì sarà finita. Non permetteteglielo. Da quell’istante le Quest Bars non saranno più solo vostre, o lo saranno solo ufficialmente.
La parte più divertente, comunque, arriva quando anche i vostri amici si appassioneranno. E allora diventerà sfida a chi ne ha ordinate di più. A chi ha reperito l’ultimo gusto. E a chi le usa nella maniera più creativa. Un vero e proprio oggetto da collezione, quasi come i Poggs, che se avete meno di venticinque anni di sicuro non sapete che cosa sono.
Vi basti un’ultima informazione: io ho la mia scatola. E c’ho appiccicato un’etichetta con il nome. Si sa mai che serva da deterrente anti-scippo domestico.