Giulietta Quadrifoglio Verde, giovane purosangue
Stavolta la usb con la mia musica preferita è rimasta in tasca. Stavo per inserirla quando il semaforo è diventato verde. Il rombo roco e rotondo del quattro cilindri turbo da ben 241 cv della Giulietta mi ha fatto immediatamente desistere appena ho dovuto dare gas per attraversare l’incrocio. Avrei commesso un peccato mortale se lo avessi coperto con altre note, perché di questo si tratta. Note che prendono vita dalle camere di combustione per esplodere dal doppio tubo di scappamento. Che godimento, che balsamo per le orecchie un tale privilegio. La Giulietta parte tranquilla, come una morbida vettura dotata di cambio automatico, fruibilissima nel caos cittadino, ma se solo si gioca un po’ con l’acceleratore, tira fuori la sua indole da belva. Qui non si tratta di un semplice cambio automatico con convertitore di coppia, qui ho avuto sotto il palmo un raffinato TCT doppia frizione, utilizzabile anche in sequenziale, sia con la leva sul tunnel che con le palette dietro al volante.
Sei marce e un dialogo continuo con il selettore Alfa DNA in modo che tutta la potenza espressa sull’asfalto dal formidabile grip degli enormi pneumatici consenta sempre ampi margini di sicurezza per pilota e passeggeri
Scivoli nell’abitacolo sconfessando ogni luogo comune che vuole che in auto si salga. No, qui si scende, ci si accomoda molto vicini al suolo, più che sulle altre versioni, visto che l’assetto è stato ribassato di oltre un centimetro. Ti avvolgono i sedili in pelle e alcantara, rigorosamente total black, con poggiatesta integrati, meravigliosamente incorniciati da una finitura in alluminio spazzolato. La linea di cintura alta, la superficie vetrata relativamente ridotta ed il volante piatto in basso, completano magistralmente il quadro d’insieme.
Intendiamoci, quest’auto non ti coccola, ti spalma sullo schienale quando spingi, le accelerazioni laterali di cui è capace mettono a dura prova la cervicale, le formidabili pinze rosse dei freni, ben visibili attraverso i possenti cerchi in lega a turbina, azzannano i dischi in frenata tendendo allo spasimo la cintura di sicurezza sullo sterno, ma come dicevo prima, guidarla è un’esperienza, anche solo per poche centinaia di metri
Il benessere a bordo è assicurato dal potente impianto di climatizzazione, con possibilità di regolazione separata della temperatura tra lato destro e sinistro. Ti fa viaggiare in un’eterna primavera. Fondamentale il tasto di ricircolo aria, soprattutto in coda nel traffico, per sentirsi in una bolla di benessere.
Intendiamoci, quest’auto non ti coccola, ti spalma sullo schienale quando spingi, le accelerazioni laterali di cui è capace mettono a dura prova la cervicale, le formidabili pinze rosse dei freni, ben visibili attraverso i possenti cerchi in lega a turbina, azzannano i dischi in frenata tendendo allo spasimo la cintura di sicurezza sullo sterno, ma come dicevo prima, guidarla è un’esperienza, anche solo per poche centinaia di metri.
Un simbolo, un portafortuna introdotto nel lontano 1923 dal pilota Ugo Sivocci che lo volle dipinto sulla sua Alfa Romeo RL da competizione. Nel tempo il logo è divenuto icona della maestria ingegneristica del marchio, privilegio solo delle versioni più performanti in gamma
Un simbolo, un portafortuna introdotto nel lontano 1923 dal pilota Ugo Sivocci che lo volle dipinto sulla sua Alfa Romeo RL da competizione. Nel tempo il logo è divenuto icona della maestria ingegneristica del marchio, privilegio solo delle versioni più performanti in gamma. L’Alfa Romeo Giulietta Quadrifoglio Verde 1750 turbo Tct 240 Cv, non è un oggetto in saldi, il suo prezzo è tutt’altro che popolare, superando ampiamente i 30mila euro, ma si tratta di un gioiello.
Con lei si acquista un pezzo di storia, di mito, di fascinazione. La Quadrifoglio Verde è tutto questo e di più. Valori aggiunti che mancano alle altre e che nessuna campagna marketing, per quanto efficace, potrà conferire.
L’auto è stata gentilmente fornita da Motor Village, Corso Meridionale 53 Napoli
Servizio fotografico a cura di Giuseppe Silvestro Tortora
Il modello in prova è Alfa Romeo Giulietta 1750 turbobenzina 240 cv tct