Allungabile per selfie
Il narcisismo implicito nei selfie non è più un problema. Gli autoscattisti vanitosi hanno ora tra le mani il loro oggetto del desiderio: non lo smartphone con cui fotografarsi indiscriminatamente, ma un braccio allungabile che camuffa i selfie in splendide immagini orfane. Chi le ha scattate? Un audace paparazzo appostato dietro la siepe, la mosca bianca ma non cieca che ronza nelle nostre camere guarda caso proprio nel momento in cui siamo vestiti, pettinati e truccati per una grande serata? L’abbiamo pensato tutti, anche se nessuno di noi può dire di non essere mai stato, almeno una volta nella vita, vittima e artefice di un selfie.
Egocentrici, vanitosi, ridicoli. L’abbiamo pensato tutti, anche se nessuno di noi può dire di non essere mai stato, almeno una volta nella vita, vittima e artefice di un selfie. Provandone però vergogna. Perché ammettiamolo, l’arto superiore che si protrae clandestino per scattare la foto rovina ogni magia. Il suo inventore è senza dubbio un genio del business, anche se la scelta del nome non è all’altezza delle aspettative: allungabile per selfie, allungabile self portrait selfie, selfie stick o, più prosaicamente, bastone per selfie. Poteva impegnarsi di più.
Ciò non toglie il successo commerciale: città d’arte, centri balneari e località montane sono già stati invasi dal malefico aggeggio che si candida a pieno titolo per sostituire rose e accendini dei venditori ambulanti. E chi volesse tenere l’affare segreto potrà invece acquistare il bastone su Amazon in versione tascabile. Pratico, da mettere in borsetta e sfoderare al momento propizio, per un (auto) scatto mascherato.
L’allungabile non è solo una protesi tattica per furboni narcisisti, è il figlio di una fine psicologia, perché incarna un bisogno quasi inconsapevole e quindi per lo più inespresso, quello di essere visti senza volersi a tutti i costi mostrare. E’ il cucchiaino che mescola lo zucchero nel caffè amaro, il buio che avvolge le sale cinematografiche e ci illude di essere in un’altra dimensione. Infrange e annulla l’ennesima barriera tra immagine e realtà.