Riflettori a voi! – Luce e buio
Click fece l’interruttore. Sciaf! fece il riflettore uno.
Click click click e s’accesero i restanti tre: Sciaf! Sciaf! Sciaf!
Dalla stanza accanto allo spogliatoio, Ludovico carpì la luce che si diffondeva pian piano. Non aveva mai giocato con i fari accesi nella sua carriera e, ora che era il custode del campo di calcio del paese, alzare quegli interruttori era una delle attività più alte che gli venisse in mente di fare. E che, effettivamente, faceva.
A settantatre anni compiuti da poco era pur vero che guidava le ambulanze della Croce Bianca e conduceva con discreto successo l’attività – sempre volontaria, eh! – di sostenitore e di varie associazioni che procuravano aiuto a quella parte di comunità più trascurata. Il Sindaco lo aveva insignito qualche tempo prima di una medaglia d’oro per la quantità di donazioni del sangue effettuate.
Era molto apprezzato, nel paese. Sembra ieri a pensarlo a prendere il pane dal Lolli e portare a passeggio la sua piccola – oramai ventidueenne – Linda. Non amava girare per bar. Per inciso: non che li vedesse posti abitati dal demonio come certi suoi coetanei, ma non gli garbava molto stare appresso a chi si incazza per un gioco di carte o di dama.
Anche Linda aveva provato una volta ad alzare gli interruttori dello stadio ma non c’era riuscita. Il nonno, allora, le adagiò le dita nel punto giusto e anche lei fece parte di quello che lui si ostinava a chiamarlo momento magico o, perlomeno, una piccola magia. “Basta un gesto solo” le disse “per accendere molti cuori”.
Linda ha ventidue anni, come si è già detto. Il nonno è morto da un bel pezzo e le viene sempre in mente quando passa, tornando a casa dal lavoro, vicino al campo sportivo che brulica quasi ogni sera di ragazzi o bambini o persone più grandicelle, in base all’ora in cui il lavoro finisce. Si ricorda di non essere riuscita ad accendere i riflettori e quella volta chiese a Ludovico:
“Nonno ma perché ti piace accendere le luci?”.
Si ricordò della risposta che gli diede il nonno, si ricordò pure che non l’aveva capita del tutto. A lei la luce dava un poco di fastidio, il sole non riusciva a sopportarlo se non con gli occhiali scuri e quando per caso veniva abbagliata restava rincoglionita per più di qualche minuto.
“Perché mi piace accendere le luci? Perché abbiamo tanto tempo per restare al buio e perché arriviamo dal buio” le disse. “Ma stai attenta ad una cosa, Linda. Troppa luce è uguale al buio, non ci vedi niente comunque. Ci deve sempre essere chi la regola. “Altrimenti” continuò prendendola per mano uscendo dalla stanza “Altrimenti la devi regolare da te”.
Si fermarono qualche minuto mentre lui cercava le chiavi per chiudere la stanza delle luci e lei riprese “Nonno: io quando potrò accendere le luci da sola?”
“Hai iniziato oggi, Linda cara, hai iniziato oggi”.