Ehi John!
Ehi John!
Qui è cambiato tutto, John. Il tuo sax non scuote più le anime. Non come prima, almeno. La mia sì. John, è cambiato tutto ti dico! La frenesia tiene occupata tutta la giornata. Quando ti ascolto alle due di notte. Le vibrazioni che emani. Che brividi. A volte mi viene la tachicardia. Mi commuovi. Non mi succede spesso. Le bellezze naturali mi fanno questo effetto, in genere. E tu sei una vera forza della natura, John. Come dici? No, non ti ascolto su vinile. Si chiama youtube. Ci trovi di tutto. È sulla rete, John, su internet. Chi vuole digita il tuo nome e sta lì ad ascoltare. Hai ragione, una diavoleria. È difficile da spiegare, per te che hai vissuto un’altra epoca. Da quell’estate del 1967, ne è passato di tempo, ne sono cambiate di cose. Come si permettono, dici? Lo so, hai ragione. No so che dirti. Però se ci pensi è un bene. Un ragazzino di quindici anni può ancora innamorarsi della musica di un vecchietto di quasi novanta. Sono gli anni che avresti. Sì, lo so che hai smesso di contarli da quarantotto. La frenesia, John. La stessa frenesia della New York anni cinquanta. Ma è una cosa diversa. Allora era una frenesia che portava da qualche parte. Adesso porta a rincorrere qualcosa, non si sa più che cosa, ma si rincorre. Ma che ne posso sapere io. Non ricordo quando ti ho conosciuto. Ricordo per certo che è stato grazie ad internet. Più o meno quindici anni fa. ‘A faccia do jazz!! Scusa, è una espressione nel mio dialetto, nel mio slang, come dite voi di New York. Da quando te ne sei andato, ne sono passati di artisti.
Qualcuno è sopravvissuto, ma è cambiato tantissimo. I migliori sono morti. Scusa, non volevo. Sì, lo so che non ti offendi. Sì, lo so che non ti offendi. Ma mi è parso di essere indelicato.Come dici? Tu sei morto, quindi sei uno dei migliori? Mi hai fatto sorridere. Tu sei il migliore in assoluto, comunque. Qui è cambiata la musica. Le radio non mandano più pezzi che durano oltre i tre minuti. Se lo fanno li tolgono prima. Che tristezza, vero? Spezzare un brano, intendo. È come se togliessero la penna a qualcuno mentre scrive. Un sopruso bello e buono. A loro interessa vendere e guadagnare, guadagnare e vendere. Restano solo dei drogati senza creatività. Scusa John, non volevo. “Roba” passata, dici? Eh già, a volte me ne dimentico. Mi hai fatto sorridere ancora. Tu sì che ne avevi di creatività. Con il tuo sassofono disegnavi posti irraggiungibili e inimmaginabili. Che genio che eri! Va bene, adesso vado a dormire. Che coincidenza, sono le quattro del mattino. Sì, lo so, non mi devo scusare. Ciao e grazie ancora John. Non smettere di suonare.