Lotta tra Carnevale e Quaresima
Martedì scorso era Carnevale, festa meravigliosa e divertente per tutti i bambini. Infatti, la mia cara sorellina ha deciso di farmi lo strepitoso regalo di affidarmi le sue figlie, due piccole pesti da vestire e da truccare. Allora. La più grande, di sette anni, doveva mascherarsi da Rapunzel, quindi splendido vestito da principessa con una folta treccia bionda e coroncina sbrilluccicosa. La piccola, di quattro anni, invece aveva l’abito di Trilli, la fatina di Peter Pan, quindi tuta sgargiante e ali da fata. Fin qui tutto ok.
Momento trucco.
Quello che ci accoglie è impressionante: una bolgia di bambini mascherati e urlanti che corrono in lungo e in largo lanciando coriandoli e svuotando per intero i loro polmoni nelle trombette colorate.
Arriviamo in piazza, cercando di non farci spazzare via dal vento. Quello che ci accoglie è impressionante: una bolgia di bambini mascherati e urlanti che corrono in lungo e in largo lanciando coriandoli e svuotando per intero i loro polmoni nelle trombette colorate. La scena però secondo me più raccapricciante è data dai volti delle mamme: un mix di esaurimento nervoso al massimo livello e stress acuto. Le mie streghette mascherate da bambine, chiedono di essere anche loro fornite di qualcosa da poter lanciare. Ci avviciniamo al negozio e acquistiamo munizioni … ehm, scusate … coriandoli e bombolette di spray gommoso in vari colori.
Ora che sono pronte anche loro a lanciarsi nella mischia, io mi trovo il mio posticino, e le lascio giocare e divertirsi. Intanto arriva anche la mia assistente, prima nipote e comandante in seconda. Posso accendermi una sigaretta quindi, dato che gli occhi vigili ora sono quattro. Mi concentro con più calma sul variopinto mondo che mi circonda, partendo dagli orribili vestiti pseudo-carnevaleschi che certe madri mettono ai loro sventurati figli. Ci sono alcune povere anime di Dio che non riescono neanche a muoversi tanto è l’ingombro che devono trascinarsi dietro. Alcune delle suddette mamme poi sembrano a loro volta travestite da qualcosa, non saprei cosa, dato il troppo trucco che si sono schiaffate in viso. Esilaranti.
Finita la sigaretta, mi avvicino quatta quatta alle mie nanerottole e comincio anch’io a farmi contagiare dal clima festoso e a lanciare coriandoli e stelle filanti rincorrendole. Del resto, si ha sempre bisogno di ritrovare il bambino che c’è in noi. Risate, colori e suoni mossi dal vento. Questo è il nostro Carnevale.
Finite le munizioni torniamo a casa. Ci aspetta la lasagna, quella con le polpettine fritte e la provola filante. Che profumo e che bontà. Sì, perché noi ci teniamo alle tradizioni e la lasagna, così come le chiacchiere e il sanguinaccio, sulla tavola del martedì grasso non possono mancare. Mia madre però, finito il gustoso pranzo ci ricorda che sta per cominciare la Quaresima, periodo di penitenza e di digiuno.
In effetti, proprio come nel dipinto cinquecentesco del celebre pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio, ha inizio una specie di Lotta tra Carnevale e Quaresima. Ed è proprio questo il titolo dell’opera, realizzata intorno al 1559 con la tecnica dei colori ad olio, che si può ammirare presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Soggetto: una battaglia simbolica nel mezzo di una piazza affollata divisa in due parti. A sinistra l’artista rappresenta il Carnevale, simbolo di festa e divertimenti, personificato da un uomo grasso che regge uno spiedo con polli e maialini infilzati, a cavallo di un barile spinto da uomini con le maschere e circondato da cibi e gente festante. A destra invece, la sua rivale è una donna pallida e magrissima che rappresenta la Quaresima, vale a dire periodi di preghiera, digiuni e voti religiosi. Questa, seduta su un rudimentale carrello trainato a forza da un prete e da una monaca, impugna una pala con sopra due piccole aringhe, con cui idealmente combatte il grasso e famelico Carnevale. Sullo sfondo una locanda e una chiesa evidenziano i due fronti contrapposti. In tutta la scena, disseminati nello spazio della grande piazza, appaiono persone disperate che cercano la carità.
Emblematico è l’uomo vestito di rosso e azzurro (colori del peccato e dell’inganno) che, in basso a destra della tela, dona monete a una poverella seduta sul ciglio della strada con il suo bambino. Un atto di carità, certo, ma fatto col solo scopo di espiare i peccati. Bruegel dunque vuole registrare con la sua opera una grande ipocrisia generalizzata, senza però scadere nella condanna amara. A ben vedere, anche oggi per molti la Quaresima costituisce un periodo per purificare la propria anima dai peccati e sistemarsi la coscienza. In realtà, ciò non accade solo in questo periodo dell’anno. Purtroppo.
Cerchiamo quindi di festeggiare come è bene che sia tutte le festività a cui siamo tradizionalmente legati, ma proviamo anche a essere brave persone in ogni momento della nostra vita, e non soltanto per lavarci la coscienza. Per quanto ci sarà possibile, agire sempre per il nostro bene e per quello di chi ci circonda. Quindi, cara sorella mia, io la mia parte di zia modello anche quest’anno l’ho fatta, spero te ne ricorderai a tempo debito!