Pitzinnos in sa gherra
Piccole mani impolverate con rivoli di sangue che disegnano il volto della morte. Corpicini esili gettati e ammassati in buche scavate nella terra. Occhi che hanno visto tutto lo strazio, a cui mai avrebbero dovuto assistere, che fissano il vuoto per sempre. Visi contratti in smorfie di paura. Abitini laceri, che raccontano la povertà e gli stenti. Niente giocattoli, niente peluche, trenini, macchinine o semplici palloni. Niente. L’infanzia è morta, uccisa, scaraventata in una fossa e lasciata a seccare tra spari e polvere.
Certi bambini rimangono tali per sempre, e non per la sindrome di Peter Pan, ma perché viene negato loro il diritto di crescere, di vivere la loro vita. Sono i bambini delle guerre, di tutte le guerre.
Sono bambini senza futuro, senza sogni, senza spensieratezza. Sono i Pitzinnos in sa gherra di Andrea Parodi, che cantava con voce unica il dolore e la sofferenza di queste creature.
Quando diventi mamma le prospettive cambiano. Sono gli ormoni, ti dicono. Non lo so, forse è vero. So che da quando ho mio figlio le storie che coinvolgono i bambini mi devastano. Mi entrano nel cuore e si scavano la tana, restano lì a grattare e grattare, scavare cunicoli e meandri di tristezza. Una mamma soffre anche per i figli che non sono suoi. Una mamma soffre per ogni bambino ucciso e sbattuto in prima serata nelle immagini dei telegiornali, per ogni foto postata sui social, per ogni notizia che parla del loro tragico destino.
Bambini uccisi per una partita di calcio, bambini decapitati in un parco e le loro teste infilzate su dei pali, a raccontare con macabra veemenza la loro fine. Bambini in silenzio nel terriccio, seduti
Piccoli fucili in spalla
Pietre nella bisaccia
Loro vogliono una terra
Bambini nella guerra
Orrore che cola su altri orrori, impregnando l’aria, facendo mancare il respiro. Lacrime che bruciano e scorticano le guance. Lacrime di rabbia e di impotenza, pitzinnos in sa gherra; freddo che raggela le ossa e i pensieri, pitzinnos in sa gherra; singhiozzi nel buio mentre rimbocchi la coperta al tuo bambino, pitzinnos in sa gherra. Prendi in braccio tuo figlio e stringilo al petto, pitzinnos in sa gherra; annusa il suo profumo e imprimilo nella tua mente, pitzinnos in sa gherra, stringi la sua manina e percorri col dito le linee del suo viso.
Madre tu li metti al mondo, ma non sono tuoi, tu li metti al mondo e li vedi morire, tu li metti al mondo e non puoi salvarli. Questa è la crudeltà umana. Una bestia che ringhia e sbava mentre lacera le carni delle creature più indifese, questa è la guerra dei bambini.
Sì, saranno gli ormoni, avrò ancora tanta prolattina in circolo, suppongo, ma non riesco a sciacquarmi il cervello e stenderlo al sole. Quelle immagini di morte non scivolano via. Sono aggrappate come lo sporco più resistente a ogni piega dei miei pensieri, nascoste li, pronte a mordere e a farmi sanguinare il cuore di mamma.
Pitzinnos in sa gherra
Si ses de mutria mala Arantzos in bucca a sos pitzinnos Su destinu in sos isteddos Tue brinca sos trabentos Fintzas a cando sa pena Quaranta, cinquanta, cinquantuno |
Bambini in guerra
Se sei di cattivo umore Arance in bocca ai bambini Il destino nelle stelle (scenda sopra ai bambini) Tu evita i precipizi Fino a quando il dolore Arance in bocca ai bambini Quaranta, cinquanta, cinquantuno |