D’inutilità e di fascino: la teiera
Alzi la mano chi il tè lo beve proprio alle cinque
Perché quasi tutti, nonostante ci ostiniamo a comprare e soprattutto a regalare fantastiche teiere, sbrighiamo la faccenda in maniera più semplice: un po’ di acqua fatta scaldare nel microonde e una bustina di te da affogare nel mug con il cucchiaino.
Se proprio siamo all’antica, facciamo bollire l’acqua sul fuoco in un pentolino. I più chic al posto della bustina usano il tè in foglie, con l’apposito filtrino. E già sembran cose sofisticate. Forse non si scandalizzerebbero nemmeno un inglese o un giapponese davanti a questa confessione.
La teiera è un po’ come il piatto da portata: uno di quegli oggetti quasi scomparsi dalle nostre abitudini quotidiane, principalmente per mancanza di tempo e per praticità. La pasta viene versata nel piatto direttamente dalla pentola: solo mamma Barilla porta in tavola la pignatta. Così come la vasca da bagno piena di schiuma è diventata un lusso da posa fotografica. E la vestaglia copri pigiama un capo quasi più raro del reggicalze e della giarrettiera.
Perché ostinarsi tanto su una teiera? In fondo l’importante è lo scopo: anche una bevanda al gusto di tè al limone presa in un pomeriggio uggioso alle macchinette dell’ufficio può salvare dal congelamento se i termosifoni sono in modalità risparmio. Il fatto è che la teiera, nella sua inutilità, si porta addosso il fascino di altre epoche; di altri luoghi. Il piacere della calma, la soddisfazione di poter perdere tempo.
In realtà ad abbellire l’esistenza dei frenetici dai minuti contati ci hanno pensato il design e la tecnologia, con oggetti utili e insieme superflui. Ma per savoir vivre bisogna rompere gli schemi e non essere pigri. Alzarsi dal letto o dal divano per accendere un incenso. Guardare un film o leggere un libro anziché dormire. Fare due isolati in più per arrivare nel posto dove il gelato è migliore. Cambiare il solito locale per scoprire ambienti nuovi. Per godersi la vita serve chiedersi se si vuole proprio il savoir o basta il vivre da solo.
la teiera, nella sua inutilità, si porta addosso il fascino di altre epoche di altri luoghi. Il piacere della calma, la soddisfazione di poter perdere tempo.
Si annida nello spazio che separa le illustrazioni delle case sulle riviste e le fotografie degli appartamenti sui siti vendo-affitto. Non è una diversità monetizzabile o quantificabile in termini di tempo.
E’ la messa nero su bianco della vita che si ha rispetto alla vita che si vorrebbe.