Un lago di suoni per la Vucciria di Guttuso: Quadro nero
Ho conosciuto Marco Betta quando era direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo; collaborare con lui è stato proficuo e semplice, perché la cortesia e il rispetto che Marco usa con le persone che interagiscono con lui è merce rara in giro per i teatri italiani.
Ma non meno rara è la prolificità del compositore, che ha dato tante opere di valore alla musica italiana. In questo contesto non ho la possibilità di parlare più approfonditamente della sua musica; spero di poterlo fare in un’ altra occasione, e nel frangente rimando chi voglia saperne di più alla sua pagina web.
ho immerso le sequenze delle immagini del film di Roberto Andò ed il ritmo del testo di Andrea Camilleri in un lago di suoni.
Marco ha già firmato su testi di Camilleri. La più recentemente collaborazione in sala con Andò è Viva la Libertà con Toni Servillo, per il quale Marco ha realizzato la colonna sonora. Questa interazione è di lunga data; uno dei primi lavori insieme fu Il Manoscritto del Principe, il film dedicato agli ultimi anni di vita di Tomasi di Lampedusa e al suo rapporto con gli allievi, in particolare Gioacchino Lanza Tomasi, che di Marco è stato predecessore alla guida del Teatro Massimo, e ha rappresentato in tanti contesti la cultura italiana come sovrintendente di Teatri e all’Istituto di Cultura Italiana a New York (dove anch’io lo conobbi).
Ma veniamo al Quadro Nero, un’operazione del tutto nuova, un’opera che contiene una parte filmica, e dà vita e movimento al celebre quadro di Guttuso. Ho posto a Marco alcune domande in merito.
– Mi hai detto che questo progetto è per te speciale; perché lo senti tale?
Insieme con Roberto Andò siamo partiti dal quadro di Guttuso come si parte da un libretto: in questo senso il lavoro è stato speciale. Mentre componevo la musica ho avuto la possibilità di riflettere profondamente sul senso del comporre, ho cercato di trovare le mie radici sonore. Sono partito da un unico suono, esplorando le sequenze degli armonici, degli ipertoni, cercando di evocare la polifonia immobile degli antichi organi, lì dove ha inizio la musica occidentale. Ho cercato di mettere in relazione le frequenze dei colori del dipinto con i suoni, ho immerso le sequenze delle immagini del film di Roberto Andò ed il ritmo del testo di Andrea Camilleri in un lago di suoni.
– Hai lavorato molte volte con Andò; come si è allargata la collaborazione a Camilleri e cosa ha comportato? Come si è svolto questo lavoro a tre?
Con Roberto c’è una amicizia di vecchia data. Il primo lavoro nel quale ho collaborato con lui è stato La sabbia del sonno nel 1990: da allora abbiamo realizzato insieme tanti progetti. Con Andrea Camilleri avevo già collaborato per realizzare una favola musicale, Magaria, ed un ciclo di opere da camera. E’ stato naturale ritrovarsi tutti e tre insieme; è bastato solo sintonizzarsi.
– Che sensazione si prova a dare vita ad un quadro estendendo agli altri sensi gli stimoli che sono di consueto monopolio della vista, operando una sorta di sinestesia?La musica può svolgere un ruolo speciale quando si lega alle altre arti, può definire le temperature emozionali
La musica può svolgere un ruolo speciale quando si lega alle altre arti, può definire le temperature emozionali, può diventare scenografia e al tempo stesso luce e sceneggiatura in ombra. La musica per Il quadro nero si sviluppa come una sorta di natura morta, di rampicante che avvolge le immagini e che intercetta i pensieri interni: il mondo interiore dei dodici personaggi del dipinto.Oltre alla musica c’è una partitura di suoni e di voci realizzata da Hubert Westkemper: suoni registrati al mercato, la voce di Andrea Camilleri, alcune frasi del testo. Ho immaginato tutta la partitura come un lago che accoglie e riflette il quadro di Guttuso e il film di Roberto Andò attraverso continue e sottili variazioni sonore e timbriche.
– Qual è la tua definizione personale di questa opera?
Insieme con Roberto l’abbiamo chiamata Opera per musica e film, come già avevamo fatto con Sette storie per lasciare il mondo.
– Come si colloca nel rapporto con la tua città?Credo che i tempi difficili che viviamo ci impongano riflessioni profonde sul senso etico delle nostre azioni oggi
Il quadro di Guttuso sembra sospeso in una dimensione senza tempo, ma racconta del nostro tempo: è una grande natura morta, in bilico tra movimento e immobilismo. Come i grandi capolavori, La Vucciria ti costringe a ripensare e a mettere in discussione i tuoi ingranaggi interni, il tuo modo di sentire. Credo che i tempi difficili che viviamo ci impongano riflessioni profonde sul senso etico delle nostre azioni quotidiane. C’è un punto bellissimo nel film, nel quale i personaggi lentamente si girano e ci guardano. Nel silenzio, rimango lì a riflettere.
– Il nostro magazine parla di emozioni quotidiane. Qual è la tua, personale?
La mia emozione personale è cercare un respiro di libertà.
– Cosa diresti invitando le persone a venirvi a sentire?
Entrare in un dipinto è un esperienza unica, è sentirlo anche da un altro punto di vista.
Marco, ti ringraziamo per queste splendide risposte, sentite e davvero emozionanti, che hai voluto regalarci. Nel gergo teatrale siamo soliti scambiarci i toi toi per le prime; ti facciamo i nostri e quelli di tutti i lettori per questa esperienza che ci permettete di seguire così da vicino. In bocca al lupo per stasera.
Prima Rappresentazione de Il Quadro Nero, musiche di Marco Betta, Testi di Andrea Camilleri, regia di Roberto Andò, con Francesco Scianna e Giulia Andò, il 7 febbraio 2014, ore 20.30 Teatro Massimo di Palermo.